Scheda n. 7367

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1700-1720

Titolo

Il Nerone / cantata a Voce sola. N.42 / del Sig: Alessandro Scarlatti.

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Scarlatti, Alessandro (1660-1725)

Fa parte di

Cantaten (n. 7364/2)

Redazione

[S.l. : copia, 1700-1720]

Descrizione fisica

P. 7-17

Filigrana

Non rilevata

Note

Tit. dall’intitolazione; n. delle pagine moderna

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Hanley 1963: p.372, n. 343

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, fa maggiore, c)
Io son Neron l’Imperator del mondo
2.1: (aria, si♭ maggiore, 3/4)
Vuo’ che tremi Giove ancora
3.1: (recitativo, c)
Il tirannico cor io non ascondo
4.1: (aria, sol maggiore, c)
Non stabilisce no
5.1: (recitativo, c)
Hor’coll’abisso istesso
6.1: (aria, si minore, 12/8)
Veder chi pena
7.1: (recitativo, c)
Coi furibondi sguardi

Trascrizione del testo poetico

Io son Neron l’Imperator del mondo
Son dell’alma qua giù anch’il tiranno
Qui mi pose Fortuna a vostro danno
O Madre o moglie o Precettore o Roma.
Il diadema reale
Che mi cinge la chioma
A che mi giovarebbe
Se mirar non potesse il regio ciglio
Correr a un cenno mio tutto vermiglio
Di sangue il feltro e calcar non potesse
Il piede augusto i cadaveri esangui
De popoli svenati.
Nel mio sen la pietà ha un bando eterno
E ne l’Impero mio
Solo la crudeltà siede al Governo.

Vuo’ che tremi Giove ancora
Del mio ciglio al balenar.
E che in cielo ancor l’aurora
Tosto spunti a cenni miei
Dico a voi dell’Etra o Dei
Che sol io voglio regnar.

Il tirannico cor io non ascondo
Io son Neron l’Imperator del mondo
S’eseguisca il mio cenno
S’uccida la consorte
Ed alla genitrice
Che la vita mi die’ si dia la morte
Il maestro si sveni
Temerario ch’osò
D’imprimermi nel core
Precetti di pietà
E coi popoli miei, atti d’amore
Contrari a stabilir lo scettro e il regno
Mora mora l’indegno

Non stabilisce no
Una stolta pietà nel trono il piede.
Né quel scettro vacillo
Ch’uso la crudeltà e mai la fede.

Hor coll’abisso istesso,
Con l’istesso Pluton gareggiar voglio.
Sovra eminente scoglio
Mirarmi questi lumi
Arder il Campidoglio arder il Tebro,
E in un fatale istante
Obelischi, Colossi, Anfiteatri
Una fiamma incessante
Gl’atterri e incenerisca
E del popol che abrugia
I furori le strida
I gemiti le grida
Il mormorio dell’ira
Accompagnar voglio con la mia Lira.

Veder chi pena
Chi langue e sospira
Brama quel cor
Che nacque tiranno
Ma quando nel sonno
Li spiriti non ponno
Sfogarla bel[?]l’ira
All’hor che faranno
Della morte i trofei sognar sapranno.

Coi furibondi sguardi
Sporgerò dentro i cor terror di morte
Fiamme folgori e dardi
Avventerò del mio tremendo soglio
Che tal contro i giganti
La poetica cetra
Non finse in Filegra
Il regnator dell’Etra.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

B-Bc - Bruxelles - Conservatoire Royal, Bibliothèque
collocazione 26192.2

Scheda a cura di Arianna Ruggieri
Ultima modifica: