Scheda n. 6933

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, tra il 1710 e il 1740

Titolo

Cantata / del Sig. Gajareck

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Gajarek, Sigismund Martin (1721?-1760)

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

C. 105r-108v

Filigrana

Non rilevata

Note

Il solo testo della prima strofa coincide con quello dell’omonima cantata di Carlo Francesco Cesarini, il resto è completamente diverso, sia nel testo sia nella musica.

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
Della mia bella Clori
2.1: (aria, mi♭ maggiore, 2/4)
Vorrei bacciarti o bella
3.1: (recitativo, c)
Clori bell’idol mio
4.1: Allegro(aria, re maggiore, 2/4)
Per un guardo un sì un vezzo
4.2: Allegro(aria, 2/4)
Deh non siate sì ritrose

Trascrizione del testo poetico

Della mia bella Clori
Quella bocca adorata
D’adorati coralli
Quando attento rimiro
Io goderei [sic], ma nel godere io spiro.
Ogni pensiero della mente mia
In sì bella prigione amor racchiude,
L’urna dei spirti ancor voglio che sia.
Amor, deh, fa’ ch’il giorno
Appaghi il baccio, i tanti miei desiri
E che quest’alma tra quei labra spiri.

Vorrei bacciarti o bella
O caro mio tesor
Mia cinosura e stella
Che delizia del mio cor.
Ma tu semore crudele
Mi vieti quel piacer
Col cor dunqur fedele
Ti baccio nel pensier

Clori belli dol [sic] mio
Di te già son amante
Ma tu sempre crudele
Sei sorda alle querele
Non senti i miei lamenti
Orsù pietosa all’amor che ti porto
Alla mia fede dona
Qualche mercede accoglimi vezzosa
Fammi fammi gioire
Caro caro mio be
Deh non mi far morire.

Per un guardo un sì un vezzo
Vita e libertà disprezzo
Scettri e regni lascierò
Se un sol baccio aver potrò.

Deh non siate sì ritrose
Labra crude ma vezzose
Non negate a me pieta
O quest’alma spirerà.

Paese

Germania

Lingua

Italiano

Segnatura

D-Bsb - Berlin - Staatsbibliothek zu Berlin Preussischer Kulturbesitz
collocazione Mus.ms.30182.41

Scheda a cura di Licia Sirch e Ivano Bettin
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