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Titolo uniforme
Trascrizione del testo poetico
Perché solo, egro e tramante
Movo il piè per vie romite,
Perché languido ho il sembiante
E le guance scolorite,
Voi stupite?
E mentr’io son fuor di me
A voi par gran novità?
Se sapeste (oh Dio) il perché
M’avereste ancor pietà.
Perché afflitto io volgo il passo
Tra l’orror d’ombre segrete,
Perch’a un tronco, a un rivo, a un sasso
Il mio duol sfogar vedete,
Voi ridete?
E mentr’io son fuor di me
A voi par gran novità?
Se sapeste (oh Dio) il perché
M’avereste ancor pietà.
La cagion del mio dolore
Solo è amore;
La sua fera tirannia
Del sentite
e poi dite
S’è degna di pietà la pena mia.
Amor, dico, quell’empio,
Che fa d’ogni amator flagello e scempio,
Divenuto tiranno
Venne meco a cimento,
E armatosi d’inganno,
A mie rovine intento
Colmo d’ira e furore
Debellò, soggiogò, vinse il mio core;
E per la via degli occhi
M‘introdusse nel sen cruda bellezza,
Che cinta di fierezza
Dall’inarcato ciglio
Vibrando a l’alma mia fulmini d’ira,
Tosto a la libertà diede l’esiglio;
Poi la pace, e ’l riposo,
Ospiti del mio core,
Con ardire orgoglioso
Discacciando dal petto
Di fiamme e di catene il fè ricetto;
Ed or superba e altera
Domina il senso e a la ragione impera;
E se tal’or sciolto a i sospiri il volo,
Giunto al periglio estremo,
Per far noto il mio duolo,
Piango, languisco e gemo,
Ella con fier desîo
Gode, ride e festeggia al pianto mio.
Voi che d’amor la crudeltà soffrite
Più non stupite,
Più non ridete;
Meco piangete.
E impietosite;
E mentre son bersaglio
De la destra d’amor fulminatrice,
Movetevi a pietà d’un infelice.
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione ARCA VII 24.86
Scheda a cura di Nadia Amendola