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Titolo uniforme
Trascrizione del testo poetico
Per due vaghe pupille,
Che d’azzurro color smaltò natura,
Tra mille fiamme e mille
Viveva un core in amorosa arsura;
E solo in vagheggiar lumi sì belli,
Bench’esposto al rigor di vampe ardenti,
Traeva i dì contenti;
Ond’ei rivolto a contemplarle un dì
Con lor si pose a favellar così.
No, che non vidi mai luci più belle
Di voi cerulei lumi, occhi divini,
Che per esser turchini
Togliete lo splendore anco a le stelle.
No, che non vidi mai luci più belle.
A l’azzurro animato
Di ques’occhi amorosi
Di fissare i suoi sguardi alcun non osi,
Poiché amore al mio cor sol diede in sorte
Dal ciel d’occhi sì belli aver la morte;
Ond’io di quel colore,
Ch’è sì gradito al core,
e vivo ognora ingelosito amante
Maraviglia non sia,
Perch’è segno il turchin di gelosia.
O turchine pupillette,
Che al colore un ciel parete,
E al calore un sol poi siete,
Vostre rigide saette
Avventatele al mio petto,
Che al mio cor gioia e diletto
Il morir per voi farà,
Mentre un cielo sì bel morte gli da.
Ma i zaffiri immortali,
Che splendono la su
A voi non sono eguali,
Che voi siete di lor belli assai più;
Questo sì, che de’ cieli
Voi siete più crudeli;
Che quelli all’or, che sono fulminanti
Coprono il lor seren d’oscuri ammanti,
E acciocché sien palesi
I lor fulmini accesi,
Suol precorrere ad essi il tuono e il lampo;
Ma perc’altri da voi non abbia scampo,
Fulminate ad ognor, benché sereni,
E in un vibrate i fulmini e i baleni.
Occhi ancor sembrate un mare,
Ma di gioie sol ripieno,
Né giammai chiudete in seno,
Come il mar, quell’onde amare;
Solo a chi vi mirò convien che tocchi.
Chiudete un mar di lagrime negli occhi.
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione ARCA VII 24.53
Scheda a cura di Nadia Amendola