Scheda n. 6512

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1700-1740

Titolo

Qual bellezza divina provoca luminoso il guardo

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Scarlatti, Alessandro (1660-1725)

Redazione

[S.l. : copia, 1700-1740]

Descrizione fisica

P. 41-56

Filigrana

Non rilevata

Note

Tit. da indice; la prima aria sfocia in un recitativo-arioso ritornellato senza soluzione di continuità, così come accade per la sua seconda strofa

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Hanley 1963: p. 409, n. 581

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, mi♭ maggiore, c)
Qual bellezza divina
2.1: (aria, mi♭ maggiore, c)
Quel bel sol ch'ora m'abbaglia
2.2: (recitativo-arioso, c)
e forza è ben che incenerito io pera
2.3: (aria, c)
Balenando occhi guerrieri
3.1: (recitativo, c)
E già il lor splendor m'abbatte e vince
3.2: (arioso, 3/2)
Se non ho per difesa occhi di lince
4.1: (recitativo, c)
Della beltà che scherno più nobile struttura
5.1: (aria, fa minore, 3/2)
Occhi cari esemplari del Ciel
5.2: (aria, 3/2)
Puppillette saette d'Amor
6.1: (recitativo, c)
Voi che volgete alla città di Marte
7.1: (aria, fa minore, 3/8)
Del fiume latino arene beate
7.2: (aria, 3/8)
Di vostra fortuna
8.1: (recitativo-arioso, c)
Reso ancora infelice odo lagnarsi il mare

Trascrizione del testo poetico

Qual bellezza divina
Provoca luminoso il guardo e il core
Ed immenso stupore
Adorata ruina
Diviene in un balen de sensi miei
Soccorretemi o dei
Che de suoi lumi il folgorante raggio
Gli occhi m’offusca e semivivo io caggio.

Quel bel sol ch’ora m’abbaglia
Con falangi di scintille
A mie deboli pupille
Move fulgida battaglia

E forza è ben ch’incenerito io pera
Se il guardo a me non presta aquila altera.

Balenando occhi guerrieri
Con esercito di luce
Di cui scorgo Amor ch’è duce
Dan l’assalto a’ miei pensieri

E già il loro splendor m’abbatte e vince
Se non ho per difesa occhi di lince.

Della beltà che scerno
Più nobil strottura
Mai non formò la man di fabro eterno
A Febo il suo bel volto I raggi oscura
E quanto ha il ciel di bello il gran tonante
Tutto con ammirabil simmetria
Studiò d’epilogar nel suo sembiante
O resisti se puoi anima mia.

Occhi cari esemplari del Ciel
Quel tormento ch’io per voi sento
E’ ristoro dell’alma fedel.

Puppillette saette d’Amor
Le ferite ch’in sen m’aprite
Son delitie del fido mio cor.

Voi che volgete alla città di Marte
Per mercar meraviglie avidi I passi
I prodigi dell’arte
Sorger potrette in quei scolpiti sassi
Ma raggirando il ciglio
All’Idolo ch’adoro il cor costante
Nel suo divin sembiante
Attoniti vedrete
Di natura I portenti e stupirete
Onde ogn’un ch’in lui tiene il guardo fiso
Dir potrà che di Roma
La maggior meraviglia è il suo bel viso.

Del fiume latino
Arene beate
Colmovvi il destino
Di gratie pregiate.

Di vostra fortuna
Il Gange si duole
Mentr’ebbe la cuna
In voi più bel sole.

Reso ancora infelice
Odo lagnarsi il mare
E mentre a lui più di vantar non lice
Con gloria singolare
Della dea degl’Amori il parto insigne
Ch’il Tebro ancor sa partorir Ciprigne.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

B-Bc - Bruxelles - Conservatoire Royal, Bibliothèque
collocazione 670.4

Scheda a cura di Ludovico Peroni
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