Scheda n. 6335

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1710-1740

Titolo

Cantata a voce sola / del Sig. Aless:o Scarlatti Sig.r Scarlatti

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Scarlatti, Alessandro (1660-1725)
autore del testo per musica: Paglia Francesco Maria
possessore: Sigismondo, Giuseppe (1739-1826)

Fa parte di

Redazione

[Napoli : copia, 1711-1740]

Descrizione fisica

1 partitura (c. 41-56)

Filigrana

Non rilevata

Note

La cantata era parte della collezione di Giuseppe Sigismondo, acquisita dalla biblioteca del Conservatorio nel 1827; il manoscritto è mutilo dell’ultima carta.

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Hanley 1963: n. 9 p. 85

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
A voi che l'accendeste
2.1: Andante e vezzoso(aria, re minore, c)
Begl'occhi io non mi pento
3.1: (recitativo, c)
Che volete occhi belli
4.1: Allegro assai(aria, sol maggiore, 3/8)
Più delle stelle
5.1: (recitativo, c)
Che se fuggon le stelle
6.1: (aria, si minore, 3/4)
Tanti pregi in voi ravviso
7.1: (recitativo, c)
Più che di Leda i figli
8.1: (aria, re minore, 3/8)
Se gli specchi son echi del guardo

Trascrizione del testo poetico

A voi che l’accendeste
Raccomando il mio foco, occhi adorati.
In voi coi raggi armati
Gemino sol risplende
Che l’ombra del mio duol dilegua e strugge
Da voi solo dipende
La mia vita e la morte
Con voi solo s’aggira
Il mio fato e la sorte,
Per voi solo sospira
L’anima mia trafitta
Se tempra amore e scocca i dardi suoi
Solo in voi, sol da voi, con voi, per voi.

Begl’occhi io non mi pento
D’averti offerto il sen,
Anzi se le mie pene
Fossero senza spene
L’anima sul cimento
Vorrei portare almen.

Che volete occhi belli,
Io per voi già mi moro,
Vi provo ogni momento
Idoli fulminanti e pur v’adoro.
Del ciel della bellezza
Site in un tempo istesso
Stelle fisse ed erranti, e poli e segni,
Illustrate col guardo
La nostra e forse ancor l’eterea mole
Né l’esser due vi toglie
Quel merto singolar che vanta il sole.

Più delle stelle
Luci gradite,
Luci mie belle
Vi stima il cor,
E il sole ancora
Quando v’aprite
Di tant’aurora
Teme l’ardor.

Che se fuggon le stelle
All’apparir del giorno
Voi col giorno apparite
Poi ritornano quelle
Mentre l’indo Nettuno
Del fulminante Piro
O consola il morto
E fanno in ciel con numeroso coro
Funerali d’argento a tomba d’oro.
Ma voi sempre splendete,
Voi già mai non fuggite
E solo vi chiudete
Stanchi di saettar quando dormite.

Tanti pregi in voi ravviso
Ch’è impossibile
Ch’io vi chieda oh mie pupille
La perduta libertà.
Il lasciar vostre faville
È l’istesso
Che fuggir da un Paradiso
Per ragion della beltà.

Più che di Leda i figli
Ch’a vicenda negl’astri
Proteggono il nocchieso al segno istesso
Voi potete, oh bei lumi,
Con lo splendore acceso
D’un guardo amico e fido
La nave del mio cor condurre al lido,
Fonti del mio languire,
Faci del mio gioire,
Saggittari gemelli,
Luminosi flagelli,
Specchi della mia fede
Con eterno riflesso
Tutta la mia speranza in voi si vede
Ma per pietà sentite,
Occhi belli un momento e poi ferite.

Se gli specchi son echi del guardo
Bello è quel che di lume sincero
Prende e rende l’istesso tenor.
Non s’aduli col lume il pensiero
La ferita sia l’eco del dardo
Ed il dardo lo specchio del cor.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione Cantate 261 (=34.5.10).9

Scheda a cura di Giulia Giovani
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