Tipo record
Tipo documento
Data
Titolo
Presentazione
Legami a persone
Fa parte di
Redazione
Descrizione fisica
Filigrana
Note
La cantata era parte della collezione di Giuseppe Sigismondo, acquisita dalla biblioteca del Conservatorio nel 1827.
Titolo uniforme
Organico
Repertori bibliografici
Descrizione analitica
Hor che di Febo ascosi
Cara notte che i furti giocondi
Ma chi m'addita oh Dio
Sì sì non dormite
Quindi da' vostri sguardi il mio martoro
Vago fior ch'in notte algente
Ma no riposa oh bella
Dormite, posate
Trascrizione del testo poetico
Hor che di Febo ascosi
Stanno in sen d’Anfitrite i rai splendenti
Non fia stupor se negl’altrui riposi
Con sonori concenti
Vò temprando il mio duolo
Ch’è proprio d’un amante
Fra’ solitari orrori
Spiegar del core i più secreti amori.
Cara notte che i furti giocondi
Degl’amanti benigna ricopri
Ben puoi tu quei diletti ch’ascondi
Numerar con le stelle che scopri.
Ma chi m’addita oh Dio
Del bell’Idolo mio
Fra quest’ombre notturne il viso adorno?
Voi sol potete il giorno
Recar se vi destate, occhi ridenti,
S’avete eguale al sole i raggi ardenti.
Sì sì non dormite
Pupille amorose
Ch’il vostro splendore
Dà vita a quest’alma
E bruggia il mio core
Con faci gradite,
Con fiamme di rose.
Quindi da’ vostri sguardi il mio martoro
Gode in mezzo ai sospir dolce ristoro.
Vago fior ch’in notte algente
Languir freddo in terra suole,
Sol risorge all’or che sente
Riscaldarsi ai rai del sole.
Ma no riposa oh bella
Ch’anche dormendo ascolterai mie pene
E fra notturne scene,
Con accesa favella,
Saprà mostrarti il mio trafitto core
Divenuto fantasma il Dio d’Amore.
Dormite, posate
Pupille adorate
In placido oblio,
Dorma il vostro furor ch’io parto, addio.
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione Cantate 261 (=34.5.10).8
Scheda a cura di Giulia Giovani