Scheda n. 5850

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1660-1680

Titolo

Pria ch’al mar Lusitano

Presentazione

Partitura

Legami a persone

copista: Chiusi, Antonio
altra relazione: Alfonso VI di Braganza (1643-1683; XXII re d Portogallo)

Fa parte di

Pubblicazione

[Roma : copia di Antonio Chiusi, 1660-1680]

Descrizione fisica

C. 2r-30v

Note

Tit. dall’incipit testuale; capolettera decorato con incisione raffigurante divinità marina che suona dinanzi a un’isola, e quattro navi con le vele spiegate sullo sfondo, in una di esse è scritto "ALFONSO / RE / DI" in un’altra "PORTV / GALLO"; prima di 5.1 e 9.1 scritto "Aria"; per il n. del copista v. esempi in Bibliografia

Titolo uniforme

Organico

Soprano, 2 violini e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: (recitativo-arioso, c)
S, Pria ch’al mar lusitano
%C-1@c '4.G8G{8.G6AGAGA}/4B8BB4GG/
2.1: (arietta, 3/2)
S, Tronca homai tronca lo stame
%C-1@3/2 '2.G4A{8BABG}
3.1: (aria, 3/4)
S, Il male a un tratto
%C-1@3/4 4'BGE/
4.1: (recitativo-arioso, c)
S, Già più non amo il trono
%C-1@c 2'G8GGAB/
5.1: (aria, c)
S, Ecco snodo o cara mia
%C-1@c 4-8''C'G{6ABAB}{GAGA}
6.1: (recitativo, c)
S, Misero a che deliro
%C-1@c '8.F6F4F8-''DDE/
7.1: Allegro(aria, 3/2)
S, Abissi apritevi
%C-1@3/2 8-'D4DE/
8.1: (recitativo-arioso, c)
S, Ma che fascino indegno
%C-1@c 4-'E8-''E'C6CB
9.1: (aria, do maggiore, c)
S, Su su ascoltatemi
%C-1@c =2/8-'G''C'6GG''8.C6C4C/
10.1: (recitativo-arioso, c)
S, Franchi Britanni Iberi
%C-1@c '8GG-GBB-''C/
11.1: (arioso, c)
S, Dir più volea
%C-1@c 8-'BAB4G8GG/
12.1: Adago(arioso, c)
S, Onde ratto così
%C-1@c 4'G6G{3GAB''CDE}4.C6C'B/

Trascrizione del testo poetico

Pria ch’al mar lusitano
Dispiegasser il volo
Dalle foci del Tago i curvi abeti
Del suo German infido
Tutto mesto su’l lido
Vedovo già di moglie
Con divortio d’impero
Così doleasi Alfonso e con dolore
Pagò l’altrui error col proprio errore.
A che dalla sinistra
Con auspici di gioia
Lievemente tonò l’Olimpo amico
A che l’arco di pace
Sopra me balenò nunzio di riso?
S’hor l’ulivo reciso
Vien da fraterna mano e per sue glorie
Le catastrofi mie son sue vittorie.
Ambition non scerne
Legge di proprio sangue
Ogni giustitia langue
Se desio di dominio un cor opprime.
Honestati colori
Sparsi a suo pro nel mondo
Fulminati rigori
Premi seditiosi a miei vassalli offerti
Da te fratel crudele
Sol per proprio interesse
Né per amore o sdegno
Libertà mi hanno tolto honore e regno.

Tronca homai tronca lo stame
Del mio vivere infelice
S’a te lice
Satollar così tue brame.
Spegni sì spegni severo
Il mio sangue a te geloso
Che dubbioso
Non saprà il tuo novo impero.

Il male a un tratto
Farsi conviene
Dunque perché
Eterni in me
Della tua crudeltà l’ingiuste pene?
Ma già’l tuo core
Vergogn’apprende
Dimmi [i.e. dirmi] non sa
Che cauto sta
Che tutto buono a tutto mal si rende.

Già più non amo il trono
Né la vita m’è cara
Che ben cangiar desio
Tosto la vita in morte il trono in bara.
Dunque la regia sede vacillante
Poch’anzi stabilita
Da me con vanto eterno
A crudel fratricida hoggi s’adegua?
E come e come oh Dio
Ciò che tu non isciogli altri discioglie?
Il letto maritale
Sostegno di due alme in terra unite
Deposito del ciel de’ sacri amori
Lieta prigion di doppie vite al mondo
Degenerato e alfine
Con discordie intestine
D’illegittimo sposo
In talamo mentito a crudi affetti
Così così son privo
Dell’amata consorte e pur sono vivo?

Ecco snodo o cara mia
Vera favola del Fato
Purghi ogn’un l’animo irato
In mirar tragedia ria.
Già ti lascio il cor s’imbruna
E con te l’anima lascio
Queste vele accolte in fascio
Presagiscon mia fortuna.
Ma se qui vivo dov’amo
Già non parto al mio partire
Vivrò in te nel mio morire
Ch’è la vita che più bramo.

Misero a che deliro!
Perch’un amor contaminato approvo
Tu sacrilega sposa
Tu falsa tu spergiura
Religiosa fé rendi profana
Con più finti colori
Del tuo volto bugiardo
Adombrasti i pretesti
Ripudiar volesti solo il consorte
Sì non la corona
Questa dunque è la prole
Che da regj himenei
Porgesti invidiosa a gli occhi miei.
Quali son le speranze
Che con teneri affetti
Da te attendea ambition
Di padre con preludij hor di madre
A falso sposo a false nozze arridi
E come pianta fera
Non legittimo germe
Con adultero innesto al mondo esponi.

Abissi apritevi
Et ingoiatevi
Chi ferità
da voi rapì.
Ma il cieco ospitato
S’è lei propitio
Hassi del ciel
Crollate su.
Moiano gl’empi
Con fieri scempi
Ogni fedel ritorni a me.

Ma che fascino indegno
Su questa mia suspension m’aggira?
Perplessità di rege
Tumulto di stato unqua non giova
Hor già richiamo a prova
Risoluti partiti
Declamerò alla plebe
Castigherò di quella i capi alteri
Implorerò stranieri
Soccorsi ond’anche male è tosto oprar
Del non oprar più vale.

Su su ascoltatemi
Presto qui unitevi
Miei cari sudditi
E liberatemi.
Ma già ch’ai nobili
Alti papaveri
Seguono i popoli
Son voci inutili.

Franchi Britanni Iberi
Ottomanni feroci
Ingombrate veloci
Con più boschi d’attenne [i.e.] un mar tonante
E con valor costante
Sommergete atterrate
Prore falangi e regni
Che mi sarà più grato
Mirar pria che perduto un uoto [i.e.] stato.

Dir più volea
Perché crescea d’affetti
Reciproca tempesta a suo furore
Quando vicin rumore
Di custodi nemici
Il partir gl’intimò, ruppe i suoi accenti
E udì intorno gridare:
sarpa l’ancore, sarpa sarpa al mare!

Onde ratto così
Fatt’hospite d’un legno egli partì.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

V-CVbav - Città del Vaticano - Biblioteca Apostolica Vaticana
fondo Chigi
collocazione Q.IV.10.1

Scheda a cura di Giacomo Sciommeri
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