Tipo record
Tipo documento
Data
Titolo
Presentazione
Legami a persone
Fa parte di
Redazione
Descrizione fisica
Filigrana
Note
Tit. dall’incipit tesuale; manca capolettera nonostante spazio adibito; la forma musicale di 1.1 è un recitativo che alterna senza soluzione di continuità momenti di arioso con cambi di tempo; l’ultimo verso di 1.1 e 2.1 ("Morte col gelo suo spenga il tuo foco") è un refrain con stessa musica; l’arietta 15.1 e il refrain 15.2 sono scritti senza soluzione di continuità; i personaggi di Olimpia e Bireno fanno riferimento all’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. In V-CVbav Barb. lat. 4175 ha il titolo "Olimpia".
Titolo uniforme
Organico
Repertori bibliografici
Descrizione analitica
Trascrizione del testo poetico
[M]ezza tra viva e morta
Su duro sasso algente
Misera Olimpia il suo destin piangea
Flebile si dolea
D’un traditor d’un crudo d’un menzogniero
Infido che di pietade ignudo
Su l’arenoso lido
Fra tempeste di duolo
Combattuta aggitata
Poté lasciarla e dare a’i legni il volo
Misera abbandonata
Vilipesa tradita
Non curando la vita
Sospirò lagrimò svelse le chiome
Si percosse le gote
Sparse di pianto il seno
E con fervidi accenti in fiere note
Chiamò crudele ingrato
Infedele spietato
Ingannator fallace empio Bireno.
A sì caldi sospiri
A sì crudi martiri
Per le deserte sponde
Sospiravano i venti
Si dolean per pietà gli scogli e l’onde.
Misera ma che pro’
L’empio che l’invaghì
L’empio che l’ingannò
L’empio che la tradì
Sciolte a l’aure le vele
I suoi pianti non cura
Sprezza le sue querele
E volando sen fugge alma spergiura
E voi soffrite o Cieli
Ch’indarno si quereli
Che si lamenti invano alma innocente
Crude stelle spietate
Per chi per chi serbate
Strali fiamme e vendette
S’un traditor non sente
Su la fronte tonar vostre saette
Ma già sparito è il legno
E la misera Olimpia in questi accenti
Seco stessa piangendo
Sospirando sfogava i suoi lamenti:
Amor che vuoi da me
Che vuoi dal mio desire
Lascia lascia ch’io mora
Lascia ohimé che m’ancida il mio martire.
Alma che non ha fé
Petto ch’amor non sent’invan s’adora
Crudo tiranno e che
Ti par poco il mio male?
Volgi altrov’il tuo strale
Non no tu nel mio cor non hai più loco
Morte col gelo suo spenga il tuo foco.
Non no non fu Bireno
Che m’allettò che m’ingannò crudele
Che i sospir le querele
Disprezzò del mio seno
Amor tu m’allettasti
Amor tu m’ingannasti
Fuora fuora del mio core il tuo ardore.
No che dentro il mio sen non hai più loco
Morte col gelo suo spenga il tuo foco.
Così dolente appena
Disse la bell’abbandonat’amante
Che replicar s’udì
Del mar una sirena
E qual serva d’amor disse così:
Chi fugge d’amor lo strale
Non speri sentir dolcezza
Ferita sempre vitale
È quella de la bellezza.
Se vero fra le catene
Amore condanna un core
Ma lieto poi con le pene
Condisce gioia maggiore.
Tormenta nume crudele
Un’alma che se le dona
Ma servo che gli è fedele
Ingrato non abbandona.
La bella che di Teseo
S’accese d’amor sì forte
Piangendo per suo trofeo
Sovente chiama la morte.
Il crudo ch’amor non cura
Spergiuro che non ha fede
All’armi d’amor s’indura
E lungi rivole il piede.
Dolente piange Arianna
Sdegnosa col Ciel s’adira
Ma sempre per chi l’inganna
Amando vie più sospira.
Cupido che vide il duolo
Affligger quel bel sembiante
Veloce sen cors’a volo
E pace portò a l’amante.
Chi fugge d’amor lo strale
Non speri sentir dolcezza
Ferita sempre vitale
È quella de la bellezza.
Quando ecco de l’Indi il nume
Guerriero di palme carco
Ch’acceso di sì bel lume
Apers’a le fiamme il varco.
Pietoso Bacco sospira
Al pianto de la dolente
E mentre ch’ei la rimira
Il petto strugger si sente.
Già prova d’Amor l’impero
Già tutto par che s’accende
Cupido forte guerriero
Ancide pria che s’intenda.
In fede gli offre sincere
Sue voglie d’amore ancelle
E quindi su l’alte sfere
Corona suo crin di stelle.
Chi fugge d’amor lo strale
Non speri sentir dolcezza
Ferita sempre vitale
È quella de la bellezza.
Paese
Lingua
Segnatura
fondo Baini
collocazione Ms. 2505.36
Scheda a cura di Giacomo Sciommeri