Scheda n. 5635

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1737

Titolo

Seconda parte Giuseppe Sigismondo Padrone Regalatagli dal suo maestro di musica Sig:r Nicolò Porpora nel 1765, il quale non avea la Prima Parte, non ricordandosi a chi l’avesse improntata

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Porpora, Nicola (1686-1768)
possessore: Sigismondo, Giuseppe (1739-1826)

Fa parte di

Porpora Cantata (n. 5629/3)

Pubblicazione

[Napoli : parzialmente autografo, 1737]

Descrizione fisica

1 partitura (c. 65-126)

Filigrana

Non rilevata

Note

La prima esecuzione de Il Gedeone avvenne alla corte viennese di Carlo VI nel 1737.

Titolo uniforme

Sichemi perché mai. Oratorio, Il Gedeone

Organico

2 soprani, 2 contralti, 2 tenori, coro(S,A,T,B), 2 oboi, 2 violini, viola e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: Adagio(sinfonia, re minore, c)
2.1: (recitativo, c)
Sichemi perché mai
3.1: Allegro(aria, re maggiore, c)
Vedi quel barbaro
4.1: Con spirito(recitativo, c)
Ove son giunto, ohimé
5.1: Presto(aria, mi maggiore, c)
Hai pur vinto o sorte barbara
6.1: (recitativo, c)
Alfin se' giunto al varco
7.1: Andantino moderato(aria, re minore, 3/4)
O beato fortunato
8.1: (recitativo, c)
Che fia di Gedeone? è salvo, è vivo
9.1: Andante(aria, do maggiore, 12/8)
Lode al Dio delle vittorie
10.1: (do maggiore, 12/8)
11.1: (recitativo, c)
Non le mie, del Signore
12.1: Andante(aria, do maggiore, c)
Cogliete, amici, il frutto
13.1: (recitativo, c)
M'abbondan le lagrime
14.1: (aria, re minore, 2/2)
Chi nel Signor confida

Trascrizione del testo poetico

[Ioas]
Sichemi perché mai
Qui per l’ombre notturne ti raggiri?
Or che deserto è il campo
Più sicuro ti sia là nelle tende
Aspettar le novelle della pugna.
[Sichemi]
L’alte strida, il tumulto
Che s’odon nella valle
Ed il cupo silenzio della notte
M’ingombrano d’orrore. A cielo aperto
Parmi di respirar pien di dolore,
Mi sento palpitar nel petto il core.
[Ioas]
T’accheta, o figlia. Iddio palesemente
Il condottier si mostra
De nostri forti Gedeone scese
Con un solo compagno
Fra nemici addormentati.
Tornò salvo, e avendo
Ivi tacitamente i suoi condotti
Sorprese gli steccati.
Il rumor che lontano
Sempre più mai si fa sicuro indizio
Mi porge di vittoria.
[Sichemi]
Ah non v’è alcun che porti
Novella dell’evento! Ed a quest’ora
Se felice per noi esser dovea
L’esito della pugna... ahimé ch’io sento
Mancare ogni speranza. [Ioas] Già n’avremo
Fra pochi istanti il desiato avviso
Par che l’aria cominci
A palesar le cose;
Tu ritorna alle tende,
Io vo salire alquanto
Della costa vicina.
[Sichemi]
Ahimé ch’io veggo un Madianita, e in atto
Di furibondo minacciarmi strage.
Furono i nostri oppressi.
E’ morto Gedeon. Quell’infierire
Contro di te, contro di me il vedrai,
Contro al tenero figlio.
Ahi, chi mi dà soccorso, a chi consiglio.

[Sichemi]
Vedi quel barbaro,
Quell’inumano
Col ferro in mano
Che tutto livido
Stilla del sangue
Del genitor,
E sfogar cerca
L’empia sua sete
Ne’ figli ancor.

[Oreb]
Ove son giunto,
Ohimè infelice,
Io fuggo e sono in mezzo agli nemici.
Il campo tutto è perduto!
Dove mi volgerò?
Qual gente, ahimé sento appressare?
Ah, l’inimico! [Silve] Signor, la cieca notte
Errar ti fece, e a mal sicuro loco.
[Oreb]
Tu meco, Silve?
[Silve]
Io che d’appresso i passi
Tuoi ho seguiti, pensa
Signor la vita a porre in salvo. [Oreb] Dunque
Più riparo non v’è? Tutti abbattuti
Sono li Madianiti?
Chi potere diè tanto ad Israel?
Così lasciato hai, Baal
La tua gente esser sorpresa? Io ti rifiuto
Oh nume vano, e in quale nume mai
Confidar più si dovea,
Che nel nostro coraggio? Ah vili, indegni
Codardi Madianiti!
Ov’è la gloria, ove il vostro valor?
Fuggir dinnanzi a pochi schiavi avvezzi
Solo a pascer armenti?
[Silve]
Colpa fu della sorte
La qual dispone delle cose umane;
Ma tralascia i lamenti, e quindi prendi
Fra queste rupi il calle,
Vedi, il nemico abbiam quasi alle spalle.

[Oreb]
Hai pur vinto, o sorte barbara;
Né all’aspetto tuo terribile
Per viltade io fuggirò.
Ahi vedrai con nuovi eserciti
Disfidar il tuo potere
Allorché di stragi e sangue
Valli e monti
Inonderò di sangue.

[Gedeone]
Alfin sei giunto al varco
Dallo sdegno condotto
Del gran Dio d’Israel cui con profana
Bocca sinora il venerando culto,
Perfido bestemmiasti. Aspetta, aspetta
Empio la sua vendetta.
Ti seguirò per tutto ovunque fuggi
Ed in quel luogo stesso
Ti giungerò là dove tu facesti
Danni più acerbi ad israele oppresso.
[Ioas]
O figlio, o Gedeone, ei nulla sente
Sì ratto corre del nemico in cerca.
Esci, esci o Sichemi.
A Dio mandiamo inni
Di grazie, e la vittoria
Cantiam de’ nostri ma vittoria tale,
Che non mai scorderan l’età future.
Ovunque per la valle
Potei lo sguardo dispiegar coperto
D’uomini è tutto e di cammelli e carri
Volti sossopra e mille ricche spoglie
Sono disperse colle tende al suolo.
Il nemico la via
Prese verso Efraim, dove il sentiero
E’ da’ monti additato ma s’estende
Quinci il gran monte e più veder contende.

[Ioas]
O beato fortunato
Chi l’aura gode
Di sì bel dì.
In suo soccorso
Quella man vedo
Che per un corso
D’anni sdegnata
Fiera sentì.

[Sichemi]
Che fia di Gedeone? E’ salvo, è vivo
Oppure estinto giace
E col suo sangue diè vittoria e pace?
[Ioas]
Lo vidi che inseguiva
Fra quei monti un nemico,
Che fuggia per salvarsi. Ma mi pare
Udir un certo mormorio di quinci
Ove la strada si declina al monte.
[Sichemi]
Colui che a noi sen viene
Uno de’ valorosi nostri mi sembra
Egli n’è appunto. [Ioos] E’ Fara.
[Fara]
Gedeone m’invia
Frettoloso l’annunzio
A darvi di vittoria e lui fra poco
Vedrete ancor. [Sichemi] Che fa? Dove trattiensi?
Non è vinto il nemico?
[Fara]
Senza perder di sangue una sol goccia
Vinse Israele in memorabil guisa.
[Ioas]
Dinne, come segui? [Fara] Quando scoperse
Gedeon che nel sonno
Profondamente ogn’un giaceva, l’arme
Fece prendere a noi. Fu nostro capo.
In tre piccioli corpi ei ci divise,
Ciascun di cento e tutti avendo in mano
Una tromba ed un idria in cui s’ascose
Accesa face c’avviammo. Cinti
Da tre parti i steccati si diè fiato
Da tutti un tempo alle trecento trombe.
Poi rotte l’idrie e discoperto il lume
La spada del signor di Gedeone
Ognun gridò. Ripieno
Di terror l’inimico si dà in fuga
Precipotosamente. Noi al passo
Ne facciamo gran strage e assai maggiore
Il timor, lo spavento sol restava
Che nella vita dell’atroce mostro
Oreb il Prence si potesse il seme
Estinguer dell’orgoglio Madianita
Ma così giusta brama andò fallita.
[Ioas]
Di quell’empio il castigo
Forse Dio serba a se medesmo. [Sichemi] E ancora
Non ritorna lo sposo:
A nuovi egli s’espone
Perigli di morire. Ah il suo valore
Pur mi funesta! O santo,
O gran Dio d’Israele, io già mi prostro
Al tuo gran nome e al tuo voler che adoro
Mi conformo in tutto.
Ma perché ogn’or lo sposo
In periglio esser dee
Per la salvezza comun del popol tuo...
Ma sento, o parmi... Udite quali voci
S’odono risuonar... Veggo lo sposo.
[Ioas]
Ecco il vittorioso
Drappello è ritornato.
[Sichemi]
Sia il nome tuo Signor sempre lodato.

[Coro]
Lode al Dio delle vittorie,
Viva il Gran Ierobaal.
I figliuoli allí figliuoli
La memoria lasceranno,
Gedeon delle tue glorie.
Lode al Dio delle vittorie,
Viva il Gran Ierobaal.

[Gedeone]
Non le mie, del Signore
Si narrino le glorie, la fortezza
Di sua destra s’onori; quella destra
Fu che percosse l’inimico, imparino
L’età future, gli nipoti nostri
Dalla nostra fiducia a chi ricorso
Aver si debba. Israeliti è vero,
Infelici e depressi
Vi vedeste pur ieri; oggi sicuri
Siete e letizia vi ricopre il volto.
Ecco i depredatori
Delle vostre campagne e degli alberghi
Estinti per i monti e per le valli,
Che a fin pagaro il fio
Alla giusta e possente ira di Dio.

[Gedeone]
Cogliete, amici, il frutto
Di vostra fede e Gloria
Date al Dio di vittoria
Che vi fa agire alteri.
L’ira divina è foco
Ch’arde, consuma e rende
In cenere ove scende
E popoli ed Imperi.

[Ioas]
M’abbondan le lagrime
Per doppia gioia. Caro il rivederti
M’è, o figlio salvo in le paterne braccia.
Ma poi viè più il vederti
Verso quel Dio a cui tutto dobbiamo
Umile in tanta gloria.
[Sichemi]
Consorte, io non ho voci
Tanto mi sento d’allegrezza colmo.
[Fara]
Signore, alcuni in fretta
Giungono d’Efraim. Dell’empio Orebbe
Portano il tronco capo. Egli fu colto
Fra le pendici, che non quote in quelle
Fuggir dinanzi alla giustizia eterna.
[Gedeone]
Tal degli empi è la fine.
Ferma pace promette ad Israele
Nella sua morte Dio. Si calchin solo
Sue sante vie né all’esecrando culto,
Non meno che funeste
Più si declini e si rammenti ogn’ora
L’alta beneficenza dell’eterno.
Noi nelle nostre case
Padre e consorte esalterem mai sempre
Le di lui lodi ed a formare in esse
I figli nostri nell’età immatura
Sarà il nostro dover, la nostra cura.

[Coro]
Chi nel Signor confida
Non perisce in eterno
Ei non tema dell’Uom né dell’Inferno.
L’empio trapassa com’estivo nembo
E si sostiene il giusto
Qual soda torre e solo è nella fede
Che la giustizia ha suo principio e sede.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione 18.4.12 (=Rari 1.6.23,=10.3.12).3

Scheda a cura di Giulia Giovani
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