Tipo record
Tipo documento
Data
Titolo
Presentazione
Legami a persone
Fa parte di
Redazione
Descrizione fisica
Filigrana
Note
Questo corrisponde al manoscritto numero 833 della collezione di Giuseppe Sigismondo, acquisita dalla biblioteca alla sua morte; il testo poetico della cantata è pubblicato nel Saggio di poesie di Giuseppe Passeri fra gli arcadi Talisio Nidemio (Napoli, Flauto, 1766) come "Cantata XIV. Ad una Pastorella per nome Rosa nel suo giorno Natalizio"; secondo un altro testimone, presente in questo stesso manoscritto, la cantata venne eseguita nel 1766 da Ferdinando Mazzanti in onore di Rosa Nolli; il dato è confermato da Giuseppe Sigismondo stesso nell’Apoteosi della musica (vol. I, p. 50).
Titolo uniforme
Organico
Repertori bibliografici
Bibliografia
Descrizione analitica
Tutti i tuoi pregi ancora
Io lo so che al canto usato
Il tuo pregio più raro è che sì bella
Folle chi non difende
Trascrizione del testo poetico
Tutti i tuoi pregi ancora
Vaga Rosa non sai. Regina è vero
Ti chiamano de’ fiori, e delle belle
Tue foglie porporine
S’ornan le Pastorelle il seno e il crine.
Tu la pompa d’Aprile,
Tu di Zefiro e Flora
Sei la cura e l’amor: la tua fragranza
Ogni altro odore avvanza,
E cede il vanto al tuo color vermiglio
Il Gelsomin, la Violetta, il Figlio.
L’ostro onde altera vai
Con le sanguigne stille uscite un giorno
Dal tenero suo piede
La Dea d’amor ti diede. Ah son questi
Vari pregi il confesso, e con ragione
O vaga Rosa insuperbir ti puoi,
Ma i più rari non son de’ pregi tuoi.
Io lo so che al canto usato
Se talora io ritornai
Di tue frondi innamorato
Mi scordai del sacro allor.
Io lo so che il plettro mio
Prender volli in questo giorno
E di rose il plettro adorno
Ritrovai per man d’amor.
Il tuo pregio più raro è che sì bella
Leggiadra pastorella
Da te Rosa gentil prese nascendo
Il nome e la beltà. Come tu splendi
Tra l’odoroso stuolo
Tra Ninfe più leggiadre e più vezzose
Ella splende così. Sparse ha le gote
De’ tuoi vivaci amabili colori
I tuoi soavi odori
Vince o pareggi almeno
L’aura de’ suoi respir. Fin quelle stesse
Pungenti spine onde ti veggo armata
Una imagine son del suo rigore
Che le prescrive altero
I limiti agli sguardi ed al pensiero
Ah più d’un infelice
Mal’accorto pastor fidato ai dolci
Atti soavi, alla gentil favella
Chiese e sperò pietà ma vide alfine
Mentre da quelle luci
Fra la speme el timor parea confuso
Sorger lo sdegno e si trovò deluso.
Folle chi non difende
Da quelle luci il core
Ah chi di lei s’accende
Invan s’accenderà.
Mai su quell’alma amore
Il suo poter non stese
Sol le tue leggi apprese
O candida amistà.
Risorse online
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione Cantate 294 (=25.1.4; =20.2.3).9
Scheda a cura di Giulia Giovani