Tipo record
Tipo documento
Data
Titolo
Presentazione
Legami a persone
Fa parte di
Redazione
Descrizione fisica
Filigrana
Note
Il manoscritto apparteneva alla collezione di Giuseppe Sigismondo, acquisita dalla biblioteca alla sua morte; la cantata venne eseguita in casa di Sigismondo il martedì santo; secondo l’Apoteosi della musica (tomo I, pp. 56-61) all’esecuzione assisté anche Caffarelli e gli interpreti furono il "Tenor Ferrari" nel ruolo di Pietro, "un ragazzo portoghese ch’era a studiare" nel ruolo di Maddalena, "un soprano nel Conservatorio di S. Onofrio" nel ruolo di Maria e Ferdinando Mazzanti in quello di Giovanni.
Titolo uniforme
Organico
Repertori bibliografici
Bibliografia
Descrizione analitica
Il dono tuo gran Nume mi consola
Sento anch'io pel gregge errante
Oh di figlio sì grande
Fiera guerra nel tuo petto
Ma ciò che più mi passa il cor nel seno
Barbaro oh Dio! Già vedi
Ah che tra mille spade
Sento al cor sì acerbo affanno
Sento al cor sì acerbo affanno
Addolorata Madre! Ah ti conforta
Quel sangue innocente
E qual può darsi a noi cosa più grata
Se non sei paga ancora
Caro figlio t'ascolto
Voi di Sionne o figlie
Ahimè, tu svieni, madre
A tuoi cari amati figli
A tuoi cari amati figli
Non ti sorprenda oh figlio
Trascrizione del testo poetico
[Prima parte]
[Giovanni]
Il dono tuo gran Nume mi consola,
E mi affligge, se penso
Al don supremo della
Stessa tua Genitrice,
Ciascun credo di tua mano felice:
Ma se nel mio pensier rivolgo oh Dio!
Qual figlio perde, e quale a lei vien dato,
Non vi è del mio dolor duol più spietato.
Madre, afflittissima madre!
Questo dolor mancava
Al lacerato tuo verginal core;
Ma quel che vieppiù accresce il mio dolore,
Gli è che il figlio, sebben presso a morire,
Non più ti chiami col bel nom di madre;
E come un’altra ancella
Della rea torba fossi
Sol donna, e non più madre ora t’appella.
[Maria]
Oh caro al figlio mio discepol grato
A te [...]diessi de’ celesti consigli
Gli arcani penetrar:
De ludibri e de’ scherni,
Il tenero mio figlio il divin verbo
Dimentico sol volge i suoi pensieri
D’Adamo ai figli, morte
Incrontra per [...] e cura
Tanta di lor si prende,
Che me sua cara madre,
Sebben dall’uomo offeso e or or [...]
Lascia al governo della greggia errante.
[Maria]
Sento anch’io pel gregge errante
Nel mio cor verace affetto,
Trovo in lui ogni diletto,
Madre sono e sento amor.
Se l’impone il figlio amante
Suo volere è voler mio
E non altro è il mio desio
Ch’esser madre al peccator.
[Giovanni]
Oh di figlio sì grande
Genitrice ben degna:
La tua pietà mi desta
Meraviglia e piacer;
E allor che il Germe tuo
Presso che esangue giace, e semivivo,
L’amor in te per l’uom rubel tu serbi;
E son con quei del figlio
In guisa tal i tuoi voler concordi,
Che degli affanni tuoi quasi ti scordi.
[Giovanni]
Fiera guerra nel tuo petto
Di pietà, di duol, d’amore,
Dà tormento al tuo bel core,
Mi costringe a sospirar.
Ma pur forte al duolo in faccia
La pietà trionfa ognora
E sebben vacilla ancora
La costanza il Ciel gli dà.
[Giovanni]
Ma ciò che più mi passa il cor nel seno,
E che tuttora a lagrimar m’induce
Gli è, o madre, il veder che l’uomo ingrato
A così grande amore
Non distempra in sospiri il duro core.
[Giovanni]
Barbaro oh Dio! Già vedi
Un Dio spirar per te
Barbaro! E non t’avvedi
Né ti si spezza il sen.
Come di tanto affetto
Alla pietà non cedi
Hai pur un core in petto
Hai pure un alma in sen.
[Maria]
Ah che tra mille spade
Che mi passano il seno
E’ questa la più fiera. Io miro il figlio
Tra spasimi ed angosce,
Tra flagelli, tra spine, insulti e scherni
Tutto il sangue versar per l’uomo ingrato:
Oh dull sopra ogni duol, crudo e spietato!
[Maria]
Sento al cor sì acerbo affanno,
E’ sì grave il duol ch’io sento
Che a tal pena, a tal tormento
Manca l’alma in questo sen.
[Pietro]
Madre ascolta... [Maria] Ah sì bel nome
Non ho più, non ho più figlio
[Giovanni]
Deh ti calma... [Maria] Ah di consiglio
Più capace il cor non è.
[a 3]
Ah che a duol così spietato
Chi non piange o non ha core
O di tigre ha il cor nel sen.
[Seconda parte]
[Maria]
Sento al cor sì acerbo affanno,
E’ sì grave il duol ch’io sento
Che a tal pena, a tal tormento
Manca l’alma in questo sen.
[Pietro]
Ah signor sì acerbo affanno
Col mio fallo a te recai,
Su quel legno io t’inchiodai
M’uccidesse il duolo almen.
[Giovanni]
Madre ascolta... [Maria] Ah sì bel nome
Non ho più, non ho più figlio
[Giovanni]
Senti oh Pietro... [Pietro] Ah di consiglio
Più capace il cor non è.
[a 3]
Ah che a duol così spietato
Chi non piange non ha core
O di tigre l’ha nel sen.
[Pietro]
Addolorata Madre! Ah ti conforta;
Calma pure il tuo duolo, e sol rammenta,
Che con quel sangue ha il Figlio
Dal cieco error l’umanità redenta.
[Pietro]
Quel sangue innocente
Che versa il tuo figlio
Del nero serpente
Già spunta l’artiglio
Sicuri, felici
Ne guida nel Ciel.
Conquise i nemici
Quel sangue del figlio
Cessato è il periglio
Del mostro crudel.
[Maria]
E qual può darsi a noi cosa più grata,
Che l’adempire pronti
I voleri del Ciel?
[Giovanni]
E’ ver, ma ahimè! Che intanto
Languir veggo l’uom Dio. Le smunte labra
Quasi scioglier volesse
La lingua a favellar
In lento moto io scorgo...
[Maria]
Caro soccorri il figlio mio.
Da bere ei chiede e niuno ancor si vede
All’arse labbra sue prestar ristoro.
Eccomi amato figlio.
Ah dove mi trasporta
L’amor? Non è permesso
A noi poterlo ristorar! [Giovanni] Non più
Cara madre, non più
Alfin vi fu chi da pietade mosso,
Presta alla prole tua pronto soccorso:
Ma... ahimè il crudele,
Acqua non già, ma aceto dielli e fiele.
[Maria]
Come allignar può mai
Un core uman tanta barbarie, oh Dio!
[Giovanni]
Ma che l’ircane selve,
Più barbare non han spietate belve.
[Giovanni]
Se non sei paga ancora
Turba crudel spietata
Presto ferisci ingrata
Contenta il tuo furor.
Conoscerai il tuo fallo
Chieder pietà vorrai
Ma allora non potrai
Ma sarà tardi allor.
[Maria]
Caro figlio t’ascolto, ahi dura pena
Tutto il calice amaro hai già sorbito
Ogni oracol de’ vati,
Ogni funesto detto egli è compito.
Vero Isacco tu sei, il monte è questo
Su cui termini o figlio
Del non compito sacrificio il resto
Ma ahimè grave la fronte
China l’alma del padre
In braccio egli offerisce, ahi che già l’alma
Il mio figlio esalò pietoso il sole
Di tenebre ricopre i raggi suoi.
Si spalanca ogni tomba, il suol si scuote
In due si [...] forte del tempio il velo
E [...] e la terra
E natura è in alto orrore
Così del figlio priva
Non sì pietoso ciel come sei viva.
[Maria]
Voi di Sionne o figlie
Volgete a me quei rai
Dite se vi fu mai
Simile al mio dolor.
Vidi morire, oh Dio,
Il figlio mio diletto
Duol che non sà chi in petto
Non ha di madre il cor.
[Giovanni]
Ahimè, tu svieni! Madre!
Che tal debbo chiamarti,
Affida alle mie braccia il lieve pondo
Delle languide tue intatte labbra.
Oh grato peso, oh dolce de’ mortali
Speme o sostegno. Deh ti conforta
E’ ver... il figlio tutto
Il sangue ha versato
Ma alfin redento è l’uom. Tutto è avverato.
[Maddalena]
Anzi il figlio ei ti diede
Nell’amato Giovanni
Per cangiare i tuoi penosi affanni.
[Maddalena]
A tuoi cari amati figli
Donna eccelsa ah volgi i rai
Or che il tempo è giunto ormai
Del supremo tuo poter.
Fra gli agguati e fra i perigli
Reggi l’uomo e lo difendi
Sei sua madre e alfin comprendi
Quanto importi il tuo dover.
[Maria]
Non ti sorprenda o figlio
L’acerba pena mia, son madre alfine...
Oh qual figlio io perdo
Figlio... caro... ove sei
[Giovanni]
Madre diletta
Sai pur ch’ei sorgerà
E cangerassi in contento l’affanno,
Il travaglio in piacer. [Maria] Tutto m’è noto
Ma se l’uom non si scuote a tanto amore
Come nel sen può trovar pace il core.
[Giovanni]
Madre amante il tuo dolore
Tal martir mi reca al core
Che ridirlo oh Dio non so.
[Maria]
Dall’amor, dal duolo oppresso
L’alma spira eppur l’istessa
Verso l’uomo ognor sarò.
[Giovanni]
Cara madre [Maria] ah amato figlio
[a 2]
Chi ci mira e asciutto ha il ciglio
Di macigno ha in seno il cor.
No, sì barbaro tormento
Non si vide al mondo ancor.
Risorse online
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione Cantate 290 (olim 20.5.26).1
Scheda a cura di Giulia Giovani