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Nel chiuso centro ove ogni luce assonna
Euridice e dove sei?
Sì, che pietà non v’è, se a me non lice
O d’Euridice
Trascrizione del testo poetico
Nel chiuso centro ove ogni luce assonna
All’or che pianse in compagnia d’amore
Della smarrita donna
Seguendo l’orme per ignota via
Giunse di Tracia il Vate. Al suo dolore
Qui sciolse il freno a rintracciar pietate,
E qui nel muto orrore
In dolci accenti all’alme sventurate,
Sulla cetra narrando i suoi tormenti,
Temprò la pena e debellò lo sdegno
Del barbaro Signor del cieco Regno.
Euridice e dove sei?
Chi m’ascolta, chi m’addita,
Dov’è il sol degl’occhi miei?
Chi farà che torni in vita?
Chi al mio cor la renderà?
Preda fu d’ingiusta morte
Io dirò se tra voi resta
L’adorata mia consorte,
Che pietà più non si desta,
Che giustizia più non v’è.
Euridice e dove sei?...
Sì, che pietà non v’è, se a me non lice
Piegar del Fato il braccio, onde risani
La cruda piaga d’Euridice in seno:
Non v’è pietà nò non s’intende Amore,
Se invan sospiro, invan mi crucio e piango,
Ma che dissi che finsi? Un tanto affetto
Chi non provò? Chi non intese ancora
Di natura e d’Amor le voci, i moti?
Angue tra spine sia, tra Ircane Selve
Feroce fiere, o tra umide arene
Sieno indomite belve?
Ditelo voi cui trasse amor tra l’ombre
Pallida amica turba, Evandro, e Fedra,
E tu prole d’Acasto, e voi compagne
Si può tra’ rai del Sole tornar così?
Chi senza il suo bene
Trattà i giorni odiosi, e disperando
Vivere per amore, amar penando?
O d’Euridice
N’andrò fastoso
O d’Acheronte
Sul nero fonte
Disciolto in lagrime
Spirto infelice
Sì io resterò.
Non ha terrore
Per me la morte
Presso al mio Amore
Ogn’aspra Sorte
Ogni sventura
Soffrir si può.
O d’Euridice...
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collocazione Cantate 219 (olim 34.6.23).4
Scheda a cura di Giulia Giovani