Scheda n. 5311

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1680-1690

Titolo

Contralto Solo Con Violini:

Presentazione

Partitura

Fa parte di

Redazione

[Roma : copia, 1680-1690]

Filigrana

Non rilevata

Note

Il testo è incentrato sul noto episodio di Muzio Scevola.

Titolo uniforme

Organico

Contralto, 2 violini e continuo

Descrizione analitica

1.1: (recitativo-arioso, re maggiore, c)
Regea dell'orbe etrusco
2.1: (aria, re maggiore, c)
Ferro, tu non sei mio
3.1: (aria, si minore, c)
Chi ha spirto nel petto
4.1: (recitativo-arioso, c)
A che dunque pensier tu pensi ancora
5.1: (aria, re maggiore, c)
Son l'offese eterne trombe
6.1: (recitativo, c)
Così Mutio dicea
7.1: (aria, mi minore, 3/2)
Crudi numi, astri severi
8.1: (recitativo, c)
Ma che pietà? merti pietade indegno?
9.1: (aria, re maggiore, 3/2)
Bragie, bragie
10.1: (recitativo, re maggiore, c)
Così manco di man di braccio estinto

Trascrizione del testo poetico

Regea dell’orbe etrusco
Ad inondar del Quirinale grembo
Carco di ferro hostil Porsenna un nembo,
Quando dal Tebro fusco
Mutio mirollo e a vendicar l’offese
Della patria fedel così s’accese:
Dunque del gran Tarpeo l’aquile auguste
Han da giacere al pondo
Di barbaro Titan, di rege immondo?
Dunque per un Tifeo
Vedovo ha da restare il Campidoglio
Di palme, di trofei, corone e soglio?
Ah, che solo il pensier l’alma m’accora,
O Porsenna perisca o Mutio mora.

Ferro, tu non sei mio,
Se non l’uccidi hor.
Se non appresti a bevere
Tutto il mio sangue al Tevere
Svenato dal mio cor.
Chi ha sprito nel petto,
Di Marte al dispetto
D’incontro di morte
Timore non ha.

A che dunque, pensier, tu pensi ancora?
O Porsenna perisca o Mutio mora.

Son l’offese eterne trombe
Che sin dalla tombe
Risvegliano a vendetta ogni valor.

Così Mutio dicea
El ferro micidial tutto nel petto
Gli profondò, ma con contrario effetto,
Poiché, quando credeva
Atterrato al suo piè l’hoste protervo
In vece di Porsenna uccise il servo.

Crudi numi, astri severi,
Deh, movetevi a pietà.
Ecco Mutio tradito
Dal suo braccio inavvertito,
Fatto scopo d’empietà.

Ma che pietà? merti pietade indegno?
Non merta premio, chi non colpisce al segno.
Dunque la mano rea
Si castighi col foco, e se ferio,
Chi non doveva, hora ne paghi il fio.

Bragie, bragie,
Che il mio braccio colmate d’ardori,
Non scemate già punto il mio honor.
Siete rose fodrate d’allori,
Che formate corone al mio error.

Così manco di man di braccio estinto,
Se da Mutio perdei, Scevola ho vinto.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

D-Hs - Hamburg - Staats und Universitätsbibliothek Carl von Ossietzky, Musiksammlung
collocazione ND VI 2263,1.9

Scheda a cura di Berthold Over
Ultima modifica: