Scheda n. 4919

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1690-1710

Titolo

Cantata a 3 con violini

Presentazione

Partitura

Redazione

[S.l. : copia, 1690-1710]

Descrizione fisica

C. 122r-137r

Filigrana

Filigrana costituita dalle lettere AC cerchiate (rilevata dalle c. 122, 126 )

Titolo uniforme

Organico

3 soprani, 2 violini e continuo

Repertori bibliografici

Anglés - Subirá 1949: vol. I, p. 404

Descrizione analitica

1.1: (aria, la maggiore, 3/4)
Clori, S, Quanto è grato, quanto è caro
2.1: (recitativo, c)
Fileno, S, Ah che a fuggire i lacci
3.1: Adagio(aria, mi minore, 3/2)
Fileno, S, Bella non è possibile
4.1: (recitativo, c)
Coridone, S, Credetti un tempo anch'io
5.1: Largo(aria, si minore, 12/8)
Coridone, S, Poi certo veleno
5.2: Ritornello(interludio strumentale, si minore, 12/8)
6.1: (recitativo, c)
Coridone, S, Basta che in un istante
7.1: All.o assai(aria, re maggiore, 12/8)
Clori, S, Io per me mi burlo e rido
8.1: (recitativo, c)
Fileno, S, Amor ferisce al fin chi scherza seco
9.1: a 2(duetto, sol maggiore, c)
Fileno, S, Da un bello occhio
9.2: Ritornello(interludio strumentale, sol maggiore, c)
10.1: (recitativo, c)
Clori, S, Che un labro ch'è vermiglio
11.1: Largo(terzetto, la maggiore, 3/4)
Fileno, S, Un occhio rimiro

Trascrizione del testo poetico

[Clori:] Quanto è grato, quanto è caro
Mantener in pace il core
Senza mai saper se amore,
Sia per l’alme dolce o amaro.

[Fileno:] Ah che a fuggire i lacci
Del dio bambin non è sì facil prova
Che se un mezzo li togli, altri ne trova.
Se dal sen lo discacci
Ei per occulta via entra nell’alma
E schiavitù le trama.
[Clori:] Creder questo è follia:
Ama chi vuole, e chi non vuol non ama.

[Fileno:] Bella non è possibile
Di viver senz’amar.
Il dio che porta l’ali
Avventa co’ suoi strali
Un foco inestinguibile
Che forza ad adorar.

[Coridone:] Credetti un tempo anch’io
Che del nostro voler, dal nostro petto
Dependesse l’affetto
E non già dal poter del cieco dio.

Poi certo veleno
Serpendom’in seno
Ben spesso a me stesso
Dicea: “Che cos’è?”
Ma in fine m’avviddi
Di amor esser quello
Che scaltro, che snello
Nel sen mi volò,
E ancora non sò
Il come, il perché.

Basta che in un istante
Senza voler amar divenni amante.

[Clori:] Io per me mi burlo e rido
Di Cupido e del suo foco
E del suo stral.
Se la face o il dardo avventa
Questo cor nulla paventa
Che per lui non è fatal

[Fileno:] Amor ferisce al fin chi scherza seco.
[Clori:] È codardo chi teme
Le ferite d’un cieco.
[Fileno:] È cieco amor ma per vibrare i dardi
Li bastan gl’altrui sguardi.
[Coridone:] E spesso ancor li scocca
Da vago labro e da ridente bocca.

[Fileno:] Da un bello occhio
Da un ciglio che nero
Depende l’impero
Del dio feritor
[Coridone:] E s’accende
Nel vivo cinabro
D’un morbido labro
La face d’Amor

[Clori:] Che un labro ch’è vermiglio
Ferisca il petto, il core
È de’ poeti inveterato errore.
Che negro o biondo ciglio
Si chiami arco et arciero
È l’usanza così ma non è vero.
Tanto è l’uno che l’altro amanti sciocchi
Tute son bocche al fin, tutti son occhi.

[Fileno:] Un occhio rimiro
Che uguale non ha.
Di quello più vago
Natura non fa
E non sarà.
[Coridone:] Un labro rimiro
Che uguale non ha.
Di quello più bello
Al mondo non fu
E non sarà.
[Clori:] Ascolto e m’adiro
Di tal vanità.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

E-Mn - Madrid - Biblioteca Nacional
collocazione M/2245.47

Scheda a cura di José María Domínguez
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