Scheda n. 4772

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1660-1700

Titolo

A Dio cara libertà / del Sig. Gio: Cesare Netti

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Netti, Giovanni Cesare (1649-1686)

Fa parte di

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

C. 97-100

Filigrana

Non rilevata

Note

Nell’intestazione è visibile anche la dicitura "Del Sig. Antonio Farina" cancellata con tratti di penna.

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (refrain, do minore, c)
A dio cara libertà
2.1: (recitativo, c)
Misera e qual’io sento
3.1: (aria, do minore, c3/2)
S’io conosco o luci belle
4.1: (arioso, c)
Dunque per voi felice
5.1: (arietta, c3)
Dunque per voi felice
6.1: (recitativo, c)
E se muta la lingua
7.1: (aria cavata, 3/2)
Occhi, lingue del cor, per me parlate
8.1: (arioso, do minore, c)
Al bell’idolo ch’adoro
9.1: (recitativo, c)
Con cetera dolente
10.1: (aria cavata, 3/2)
Il ruscello vicin pianse al suo pianto

Trascrizione del testo poetico

A dio cara libertà.
Hor che in lacci ho stretto il piè
Mi condanna la mia fé
A morir senza pietà.

A dio cara libertà.

Misera e qual’io sento
Serpermi nelle vene ignoto ardore
Qual saetta improvvisa
Dal bell’arco d’un ciglio vibrò Cupido
A fulminarm’il core
Ah, ch’il tiranno Amore
Con armi di beltà lassa mi vinse
Mi tolse l’alma e la mia pace estinse.

S’io conosco o luci belle
Che vi è grato il mio martire
Godo almen che per due stelle
Fia dolcissim’il morire.

Dunque per voi felice
Vittima di mia fede
Su l’altare del petto
Arda, ard’il cor mio
O cara libertà son vinta a Dio.
Ma se in tanto foco
Quet’anima trafitta
Disperat’et afflitta
Si strugg’a poco a poco
Vuò palesar sì sì
Del mio core le piagh’a chi l’aprì.

Mi dice un pensiero
Confida chi sa
Che spirto severo
Bellezza non ha.

E se muta la lingua
Manifestar non può le mie querele
Voi con languidi sguardi
Alle bellezze amate

Occhi, lingue del cor, per me parlate.

Al bell’idolo ch’adoro
Voi narrate ch’io mi moro
Che l’alma dal seno
A forza m’ha tolta
Venosa beltà
Ne i lacci son colta
A dio libertà.

Con cetera dolente
Sul la sponda s’un rio
Mesta Filli si dolse un giorno e intanto

Il ruscello vicin pianse al suo pianto.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione 33.4.4.26

Scheda a cura di Teresa M. Gialdroni
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