Scheda n. 4737

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1660-1700

Titolo

Su la sponda d’un fonte / Del Sig. Abb.e Fagilla

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Fagilla Orazio Antonio (fine XVII secolo)

Fa parte di

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

C. 65v-68v

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Trascrizione del testo poetico

Su la sponda d’un fonte
A cui silvestri piante
Ombra fosca facean però gradita
Assiso il miserabile Carino
Solitario languente gemebondo
Dolente essangue e semivivo
Quasi di senno privo
Con flebili sospiri
Con voci lagrimevoli ed interrotte
Al mormorar dell’onde
Al tremoral delle fronde
Cantava anzi piangea il suo dolore
Ed era de’ suoi lai soggett’amore.

Fiero arcier come ti provo
Così crudo inesorabile
Nel mio duol sempre mai stabile
Anzi ogn’hor più lo rinovo
A che ferirmi il core
A che piagarm’il petto
Per Rosinda la bella
Se poi con duro freno
D’aspro silenzio o crudeltà invita
Vuoi che taccia la piaga e la ferita.

Amor dimmi perché
Così crud’empietà
Sì severo rigor usi con me
Amor dimmi perché
Negami ch’io ridica
Alla cara mia nemica
La fiamma ch’ho nel core
Quest’è fierezza del morir peggiore.

Tacerò dunque
E nel tacer costante
Col pallor del mio volto
Col squallor delle luci
Col tremor della voce
Con gemiti sonori
E amare lagrime
Palesarò a Rosinda
Che del suo bello tu m’hai fatto amante.

Deh voi canori augelli
O voi muti natanti
Voi fere selvagge
E voi pietosi venti
Imparate a ridir i miei lamenti.

Se qui viene il mio bel sole
L’adorato mio tesoro
Ditele per pietà che per lei moro.

Ma che pro
Spiro già l’anima
Il corpo già s’esamina
Gli spirti vengon meno
Ahi mi desse almeno
Pria ch’il viver s’estingua.
Per chi mi lega il cor
Scioglier la lingua.

Pera pensier ardito
Manifestisi sol per mio conforto
Che per Rosinda qui Carino è morto.

In sì fatti deliri
Il tormentato il misero Carino
La fiamma che’l divora
Obligato a tacer dal suo destino
Impose fine al doloroso canto.

E su le guance sue abbandonò il pianto.

Amanti che gioite
Comunicar potendo a chi adorate
Il foco che nel petto
V’acces’il raggio della lor beltate
Compatite ahi compatite
L’infelice che langue taciturno
Ne’ desiderij suoi mai sempr’inquieto.

Quest’è vero martire
L’incendio haver nel cor e nol scoprire.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione 33.4.4.16

Scheda a cura di Teresa M. Gialdroni
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