Scheda n. 4736

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1660-1700

Titolo

Condotto dalla sorte / Del S.r Abb.e Fagilla

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Fagilla Orazio Antonio (fine XVII secolo)

Fa parte di

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

C. 61-65

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo-arioso, sol minore, c)
Condotto dalla sorte
2.1: (arioso, sol minore, 3/2)
Tornate omai tornate
3.1: (aria, sol minore, 3)
Hor che lungi dal mio bene
4.1: (arioso, c)
Sì sì sospirarò
5.1: (aria cavata, si minore, 3/2)
Ah, che in altro emisfero
6.1: (aria, sol minore, c)
Che tormento che dolore
7.1: Adagio assai(aria, sol minore, 3)
Sì sì morirò
8.1: (recitativo, c)
Ma che dico che penso
9.1: (aria cavata, 3/2)
Perdona o bella dea
10.1: Adagio(aria, sol minore, c)
Se divino è il tuo sembiante
11.1: Adagio(aria, c)
Se divino è il tuo sembiante
12.1: (recitativo-arioso, c)
Mori dunque Filen misero mori
13.1: (recitativo-arioso, c)
Ma se a far infinita

Trascrizione del testo poetico

Condotto dalla sorte
Lungi dall’idol suo Filen dolente
Quasi vicino a morte
Fissa verso del ciel l’occhio languente
E l’alma fuggitiva
Così del suo dolor gli accenti avviva.

Tornate homai tornate
Ad occupar le sfere
Invide del mio ben voi stelle ingrate
E del notturno orrore
La gramaglia si formi al mio dolore.
Ah che tardano l’ombre e pur non puole
Regnar il giorno ov’è lontano il sole.

Hor che lungi dal mio bene
Il destin mi trasportò
Più goder luci serene
D’un dì chiaro io non potrò.

Sì sì sospirarò
E ad affrettar la notte
Io sempre piangerò
Perché il mio duol intanto
Aduni su nel cielo
A formar fosco velo
Con nembi di sospir piogge di pianto.
Dove stai dove sei,
Luce degli occhi miei
Dove spendon le scintille
Che dier vit’a mie pupille.

Ah, che in altro emisfero
Forse a nuov’amator volgi il pensiero.

Che tormento che dolore
In sì dura lontananza
Ad abbatter mia costanza
Assaliscon il mio core
Che tormento che dolore
L’homicida gelosia
Dà ferite mortali all’alma mia.

Sì sì morirò
Il cor che languente
Già fatto impotente
A colpi sì fieri
Resister non può
Sì sì morirò.

Ma che dico che penso
Sacrilego pensier ove ne vai.

Perdona o bella dea
Frenetico d’amor io delirai

Se divino è il tuo sembiante
O mia cara deità
Sciocco fia chi d’incostante
Il tuo core incolperà.
Corri dunque pensier corri
All’emenda contempla il vago viso
E se fia ch’ognun’intenda
Ch’è centro di costanza il Paradiso.
Ma se intrepida la fede
Tra le schiere degl’amanti
Filli mia serbar vorrà
Il mio cor presago hor vede
Che l’anima imbelle
A tante quadrelle
Resister non sa
Chi la difenderà
Chi la soccorrerà.

Mori dunque Filen misero mori
Sciolga l’anima amante
Dall’infelice sen rapido il volo
E qual ombra vagante
Sen vad’a custodir i suoi tesori
Sì sì mori Filen misero mori.

Ma se a far infinita
L’immensa pena mia
Il destino crudel mi serba in vita
A voi ricorro o Numi
Da voi celesti lumi
La gioia del mio cor sia custodita
Fugan lungi da lei pen’e disastri
Il mio bel sol io raccomand’agli astri.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione 33.4.4.15

Scheda a cura di Teresa M. Gialdroni
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