Tipo record
Tipo documento
Data
Titolo
Presentazione
Legami a persone
Fa parte di
Redazione
Descrizione fisica
Filigrana
Note
Cantata considerata dubbia in Nigito-Pasquini, in quanto il nome "Pasquini" è aggiunto da mano diversa. Il testo è conservato in forma anonima con il titolo "il Mario" in I-Rvat, Vat. lat. 15013, cc. 5-6, manoscritto datato 1699. Il testo si riferisce al console romano Caio Mario.
Titolo uniforme
Organico
Repertori bibliografici
Bibliografia
Descrizione analitica
Questa, che resta ancora
Moli infrante, archi caduti
Che se irato il ciel s'oscura
Chi cerca la mia cuna
Se un vapore sollevasi a volo
Benché sembri quest'alma negletta
Silla, nemici, udite
E quanto penso a vendicarmi, io vivo.
Trascrizione del testo poetico
Questa, che resta ancora
Dell’estinta Cartago ombra Reina,
O quanto, Mario, o quanto
Invita, ah no, non deve
Su gl’occhi d’un guerrier fermarsi il pianto.
Il peregrino a pena
Sovra l’ignuda arena
Hor calpesta, hor ricopre
Dell’antico valor l’orme i trofei.
Cartagine, ove sei?
Odi, quel Mario io sono,
Che tante volte e tante
Nel Tebro festeggiante
Trassi a trionfi miei schiere d’eroi.
Ora ne lidi tuoi
Mal sicuro e negletto
Formo con dubbio piè timide l’orme
E con sorte conforme
Specchio io son de tuoi
Casi e tu de miei.
Cartagine, ove sei?
Moli infrante, archi caduti,
Consoliam le nostre pene,
Se perdemmo ambo abbattuti
Voi la pompa ed io la spene.
Che se irato il ciel s’oscura
E minaccia al suol ruine,
Sdegna il sen d’humil pianura,
Ma de monti atterra il crine.
Chi cerca la mia cuna,
Saprà, che vile io nacqui.
Chi numera i miei fasti,
Vedrà quanto il mio ardir deve a Fortuna.
Mitridate, Giugurta
E voi Cimbri e Numidi,
Dite, s’ho cor, che basti
A vincere il furor d’un mondo armato.
Ma forza è, che sovrasti
Ne deliri del fato
Vario tenore, onde si provi il forte.
Hor per me non si trova
Terra, che mi ricetti,
Mare, che mi sostenga,
Lido, che m’assicuri.
La patria mi deride,
Mi disprezza il nemico,
Ma forse a poco, a poco
Disprezzata favilla
Seme sarà d’inestinguibil foco.
Se un vapore sollevasi a volo,
Sembra gioco del sole cocente.
Ma cangiatosi in fulmine ardente
Vaste moli precipita al suolo.
Benché sembri quest’alma negletta,
Gioco vil del nemico valore,
Forse accesa da un lampo d’honore
Saprà un giorno cangiarsi in saetta.
Silla, nemici udite
Ogni vostro trionfo
A mia vergogna ascrivo.
E quanto penso a vendicarmi, io vivo.
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione Sant.Hs.863.13
Scheda a cura di Berthold Over