Scheda n. 4488

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1690-1700

Titolo

Hor che graditi horrori / Cantata à voce sola / Del Sig:r Alessandro / Scarlatti / Maestro di Cappella della Real Cappella di / Napoli

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Scarlatti, Alessandro (1660-1725)
possessore: Pamphilj, Benedetto (1653-1730; cardinale)

Fa parte di

Redazione

Roma? : copia, (1690-1700)

Descrizione fisica

C. 1-16v

Filigrana

Non rilevata

Note

Dato che Scarlatti è qui denominato "Maestro di cappella della Real Cappella", la cantata dovrebbe essere stata scritta durante il periodo 1684-1702. Sul frontespizio timbro Colonna

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Hanley 1963: p. 371, n. 514

Descrizione analitica

1.1: (recitativo-arioso, si minore, c)
Or che graditi orrori
2.1: (aria, si minore, c 3/4)
Se il rigor del vostro fato
2.2: (aria, si minore, c 3/4)
Se il destin crudele ogn'hora
3.1: (recitativo, c)
Ahi, come di quest’alma
4.1: (aria, sol maggiore, c)
Giri pur sua rota instabile
4.2: (aria, sol maggiore, c)
Siasi pur sempre crudele
5.1: Largo(aria, mi minore, c 3/8)
Amor crudele
5.2: Largo(aria, mi minore, c 3/8)
Filli spietata
6.1: (recitativo-arioso, si minore, c)
Sarà lungi, nol nego

Trascrizione del testo poetico

Hor che graditi orrori
Copron del dì la luce
E che in tranquilla calma
Gode riposo ogn’alma,
Voi, che nascete, o lumi,
Di pianti a parger conti,
Hor siate a versar pronti
I ritenuti fiumi,
E se vi lusingò speme mentita,
Hor più crudo e spietato
Il vostro fato a lacrimar v’invita.

Se il rigor del vostro fato
Sempre irato
Già mai non si puol’ frangere,
Dolenti lumi miei, tornate a piangere.

Se il destin crudele ogn’hora
Vuol, ch’io mora
Per dar fin al mio dolore,
Preparati a morir, dolente core.

Ahi, come di quest’alma
Si raggira le sorti!
I disaggi, i diporti,
Le procelle, la calma
Son tempre, ond’il mio seno
Non può lunga stagion tener diviso
Dalla gioia il dolor, dal pianto il riso.
Ah, mia Filli vezzosa,
Idolo del cor mio,
Quanto m’affanna, oh Dio,
Che la tua crudeltà fiera e tiranna
Per farmi d’aspre pene
Un bersaglio infelice,
Per accrescere al sen vi è più dolori
Voglia privo il mio cor de suoi splendori.
Pur se destin crudele
Sempre à miei danni intento
Per mio maggior tormento
Fia, mi riserbi in vita,
T’assicuro, o mio bene,
Che quest’anima amante,
Benché lungi da te, sarà costante
E se errante è’l mio piede
Per te nume adorato
Sarà immota mia fede.

Giri pur sua rota instabile
Ria fortuna contro me,
Il mio cor sarà immutabile,
E costante la mia fè.

Siasi pur sempre crudele
Rio destin contro il mio sen,
Benché lungi il cor fedele,
Sará sempre a te, mio ben.

Amor crudele,
Già che fedele
Lontan da Filli
Deggio penar,
Rendi men fiera
Quella severa
Beltà lontana,
Ch’io deggio amar.
Filli spietata,
Che tanto ingrata,
A chi t’adora, manchi di fè,
A quel martire,
Che più soffrire
L’alma non puote,
Dona mercè.

Sarà lungi, nol nego,
Dall’adorata sfera il foco mio,
Ma ch’altra fiamma, oh Dio,
Strugger mi possa il seno,
Che fido a te riserbo
Cara, nol creder mai.
Che se de suoi bei rai
Restò acceso il mio core
L’ire d’avverso fato
Già mai non temerà, se di quest’alma
La procella più ria sarà la calma.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

D-MÜs - Münster - Santini-Bibliothek (in D-MUp)
collocazione Sant.Hs.863.1

Scheda a cura di Berthold Over
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