Tipo record
Tipo documento
Data
Titolo
Presentazione
Legami a persone
Fa parte di
Redazione
Descrizione fisica
Filigrana
Note
Nota sul compositore alla fine della cantata: "F.P."
Titolo uniforme
Organico
Bibliografia
Descrizione analitica
Vuoi, ch’io peni, io penerò
Vuoi, ch’io mora, io vuò morir
Se nel regno d’Amore
Un'usanza comun che un sol volere
Filli mia, non è possibile
Ogni male è mal sanabile
Habbi dunque patienza
Trascrizione del testo poetico
Vuoi, ch’io peni, io penerò.
Sino a questo io mi contento,
Ma ch’io tacci il mio tormento,
Bella Filli, ò questo no.
Vuoi, ch’io mora, io vuò morir.
Mi contento in questo ancora,
Ma però prima, ch’io muora,
Le mie pene io vuò ridir.
Se nel regno d’Amore
Il morir e tacer fosse in usanza,
Io morirei e tacerei il mio duolo.
Ma essendo stravaganza
Non la voglio in me solo,
Che più tosto seguir mi par dovere
Un’usanza comun, che un sol volere.
Filli mia, non è possibile,
Ch’io tacer possa il dolore,
Che s’il male è in mezzo al core,
Che si possa tacer non è credibile.
Ogni male è mal sanabile,
Se si svela a chi lo cura,
Ma se l’egro lo trascura,
Quando lo vuol curar si fa incurabile.
Habbi dunque patienza,
Ò mia Filli, ò mio bene,
S’io mi prendo licenza
Di spiegar le mie pene,
Se sempre ho inteso, ch’impossibil fosse
Il ritener celato amore e tosse.
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione Sant.Hs.854.3
Scheda a cura di Berthold Over