Scheda n. 4243

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1660-1690

Titolo

D. Ales.o Stradella

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Stradella, Alessandro (1639-1682)
possessore: Malipiero, Gian Francesco (1882-1973)

Fa parte di

D. Ales.o Stradella (n. 4241/1)

Redazione

[Venezia : copia, 1661-1690]

Descrizione fisica

1 partitura (c. 2-7r) ; 24x34 cm

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: (aria, sol minore, 3/2)
Sotto l'ombra d'un aureo diadema
2.1: (recitativo, c)
Che mi giova esser Re se schiavo io sono?
3.1: (aria, mi♭ maggiore, 3/8)
Cangiando puoi Cielo
4.1: (recitativo, c)
Che nel erario sol di mia speranza
5.1: (aria, fa minore, 3/4)
O dei Re folle contento
6.1: (recitativo, c)
E lo scettro temuto
7.1: (aria, sol minore, 3/8)
Domar gl’eserciti
8.1: (recitativo-arioso, c)
Ch'il turbine del Ciel tropp'aspro ha il tuono

Trascrizione del testo poetico

Sotto l’ombra d’un aureo diadema
Querelando il Soldano si sta,
Quel tiranno ch’avvezzo all’Impero,
Mendicando straniero sostegno,
Senza regno
Dato in preda a una languida tema
Deplorando il suo stato sen va:

«Che mi giova esser Re se schiavo io sono?
Se fra’ ceppi d’un trono
Prigioniero mi fè mortal sospetto,
Timor d’infido affetto
La prudenza e ‘l valor guida al periglio
E con ali d’insania errò il consiglio?
Dall’usato rigore
Il debile desio l’animo spoglia
Fatto campo d’orrore
Nell’agitato cor spazia la doglia,
E senza legger freno
La costanza e l’ardir fuggon dal seno.
Disperata la speme
Dei precipizi suoi l’orme m’addita,
All’anima che geme
Più non porga il destin ristoro o aita
E nel suo dubbio corso
Invan chiede la mente al Ciel soccorso.
In così dura sorte,
Vile avanzo di morte,
Vivo al rigor del mio nemico duolo,
Miro del patrio suolo
Ruvinoso lo stato
E della sua caduta incolpo il fato.

Cangiando puoi Cielo
Per ermo sentiero
Conduco il mio piè,
Al foco et al gelo
Di clima severo
Consacro mia fè.
Che nell’erario sol di mia speranza,
Altro fuor che la fè più non m’avanza.

Oh dei Re folle contento
Ch’all’orgoglio i sensi avvezzi
Quel regnar che tanto apprezzi
A costo di sospir marca il tormento.
Quel diadema che circonda
Della chioma il fragil oro
È tirannico decoro
Che d’eterno penar l’alma feconda.

E lo scettro temuto
È di caduco onor, servil tributo.
Quindi le stelle ultrici
Per far vieppiù infelici i tuoi pensieri
Di quel ben che più speri,
Possessor momentaneo ogn’or ti fanno,
Ricongiunto il castigo han sempre al dono.
Che mi giova esser Re se schiavo io sono?

Domar gl’eserciti,
Far l’alme suddite,
Dar legge a’ popoli
Alfin che val?
Se frenar l’impeto
D’un astro rigido
Con voce debile
Non può il mortal?

Ch’il turbine del Ciel tropp’aspro ha il tuono,
Che mi giova esser Re se schiavo io sono?»
Così le sue querele
Solimano dolente all’alma espose
E le vermiglie rose
Che l’aurora spargea bagnò col pianto,
Ma nel suo petto intanto
Mentre i pensieri riposar non ponno
La vigilia del cor sposa col sonno.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Vgc - Venezia - Biblioteca della Fondazione "Giorgio Cini"
fondo Malipiero
collocazione MAL T 272.1

Scheda a cura di Giulia Giovani
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