Scheda n. 3974

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data certa, 1667

Titolo

Si ch’io voglio sperare

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Pasqualini, Marc’Antonio (1614-1691)

Redazione

[S.l. : copia, 17/s]

Descrizione fisica

C. 41-43v

Filigrana

Non rilevata

Note

Attribuzione a M. Pasqualini per concordanza con I-Rvat, Barb.Lat. 4201 (cfr. SBN IT\ICCU\MSM\0017078); in I-Rvat, Barb.Lat. 4222, datato 1676, altre due cantate sul medesimo testo e stesso incipit musicale ma adespote, di cui la prima con testo attribuito a Giovanni Lotti (sec. 17.)(cfr. SBN IT\ICCU\MSM\0011207), l’altra a Nicolao Foresta (cfr. SBN IT\ICCU\MSM\0011188).

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Descrizione analitica

1.1: (aria-refrain, la minore, 6/8)
S, Sì ch’io voglio sperare
%C-1@6/8 8-''EDC'BA/xGE8-8-4''E/8-GFEDC/'BG8-
2.1: (recitativo, c)
Io mi protesto amore
3.1: (refrain, la minore, 6/8)
Sì ch’io voglio sperare
4.1: (aria, la minore, 3)
Bel desìo nel cor mio
5.1: (refrain, la minore, 6/8)
Sì ch’io voglio sperare

Trascrizione del testo poetico

Sì ch’io voglio sperare.
Parlo a voi fantasme fiere
Che portate lusinghiere
E speranze e timore
Al mio cor saldo d’am[o]re.
Sì ch’io voglio sperare

Io mi protesto amore
Di portare nel core
Per vedere il mio bene morto.
Se more il timor viva la speme.
E se pur mai credesse
Ad onta del volere
La speranza partir forse da me,
Io mi protesto a te
Non prestarvi l’assenso
Perché nutre conforto
Al eterno mio amor sperar, mio immenso.
Sì che viva sarà
Col desio la speranza
E mai non morirà.
Ma se morir volesse
Se gli vieti il morire
Se gli nieghi la tomba
È a pro del mio desire,
Voglia per alimento il mio penare.

Sì ch’io voglio sperare

Bel desìo nel cor mio
Non dar loco a van timore.
Ha per meta un amatore
Di saldissima speranza.
Guideran a’ sua costanza
Tregua dolce al sospirare.
Sì ch’io voglio...

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-MOe - Modena - Biblioteca Estense e Universitaria
collocazione Mus.F.1382.8

Scheda a cura di Licia Sirch
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