Scheda n. 3960

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1660-1690

Titolo

Chi vuol goder d’Amor non sia Costante. Cantata

Presentazione

Partitura

Legami a persone

Fa parte di

Cantate (n. 3295/4)

Pubblicazione

[S.l. : copia di mano A, 1660-1690]

Descrizione fisica

C. 11-14

Filigrana

Non rilevata

Note

Il tit. si ricava dall’intitolazione a c. 11r.

Titolo uniforme

No no mio cor qual Clizia no. Cantata, Chi vuol goder d'amor non sia costante

Organico

Contralto e continuo

Descrizione analitica

1.1: (aria, do maggiore, c)
A, No mio cor qual Clizia
%C-3@c =3/8'C8-E8-4.G8-/4-8.''C6'G8AF8.D6G/4E
1.2: (aria, do maggiore, c)
S' mio cor più merta
1.3: (aria, do maggiore, 6/4)
Sia l'amante grave o snello
2.1: (recitativo, c)
Mio cor forse dirai
3.1: (aria, do maggiore, c)
Fu il dir sole all’alma amata
4.1: (recitativo, c)
S’ogni ben fosse un sol
5.1: (arioso, 3/4)
Chi non diria
6.1: (recitativo, c)
Se di notte infra gli orrori
7.1: Adagio(re minore, 3)
Gloria dura è la fé pur che n’allumi
8.1: (recitativo-arioso, c)
E s’è ver che mori Clizia
9.1: (arioso, 3/2)
Nel bel regno d’amore
10.1: (recitativo-arioso, do maggiore, c ; 3/2)
Quando mancano i Marti è grato Anchise

Trascrizione del testo poetico

No mio cor, qual Clizia no!
Sempre a un sol girar non vuò,
Se nel vago
D’ogni fronte
Sta un’imago
Di quel bel che fin non ha.
Rea quell’alma è d’impietà,
Chi ricusa d’onorare
Il divino in ogn’altare.

Sì mio cor, più merta sì
Chi più numi inchina al dì,
Né dispero
S’un è schivo
E l’altro fero
Di trovar pronto per me
Un fra tanti a far mercé.
Segue Arianna il mio costume:
Perso un uom acquista un nume.

Sia l’amante grave o snello,
Muova il guardo o bruno o chiaro,
Spieghi il crin d’ebano o d’oro,
Quel che piace è sempre bello,
Quel ch’è bello è sempre caro,
Quel ch’è caro è’il mio tesoro.

Mio cor forse dirai
Ch’ad un sol di beltà vagheggi i rai.
E un’aquila che beva i lampi augusti
Non trova fuor del sol raggio che gusti?

Fu il dir “sole” all’alma amata
Util arte in nobil fola.
Hor d’amore in folle scola
È viltà da sciocchi usata.

S’ogni ben fosse un sol, vedresti a stuolo
Produr più soli al sud che stelle al polo.
Ma crediam ch’un sole adori
Chi non diria
Chiara follia
Di chi il sole
Mirar suole.
Se di notte infra gli orrori
Fido per non mirar luci men belle
Chiudesse gl’occhi a Cinzia et alle stelle?
Gloria dura è la fé pur che n’allumi.
L’Orsa o l’Espero sia, tutti son lumi.

E s’è ver che mori Clizia di fame,
Perché solo al suo sol hebbe le brame?
Col bramar più d’un ben non stim’io poco,
Poter trovar mia vita in più d’un loco.

Nel bel regno d’amore
Avvi’l nume el pastore.
Saggia Citherea ad ambidue arrise.
Quando mancano i Marti è grato Anchise.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-MOe - Modena - Biblioteca Estense e Universitaria
collocazione Mus. F. 1360.4

Scheda a cura di Licia Sirch
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