Tipo record
Tipo documento
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Titolo
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Legami a persone
Fa parte di
Redazione
Descrizione fisica
Filigrana
Note
Il tit. si ricava dall’intitolazione a c. 23r: "Xerse piangente. Basso, con Violini. Cantata" e sulla parte staccata del vl. I; ivi, a sinistra, d’altra mano: "Con due parti dei VV.ni (parti staccate di vl1,vl2 alle c. 19r-22v) ; partitura annotata dalla mano A, le parti di mano estense B ; l’Allegro della Sinfonia iniziale concorda con il Ritornello della Bizzarria della cantata Amanti nel bramare, nell’Anfione di Carlo Grossi (S.6.9), da cui la possibile attribuzione della cantata a questo Autore.
Titolo uniforme
Organico
Bibliografia
Descrizione analitica
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Misera umanità
Quegli eroi di Bellona
Misera umanità
Nostra vita è un sogno breve
Pompe vane del mondo
Il diadema risplendente
Soggiogar le province
Se d'atomi vili composto
Più dir volea
Egregi sul trono ancora
Trascrizione del testo poetico
Là ne’ campi di Marte
De Persi il gran monarca
Vedea pronto ai suoi cenni
D’aguerriti campioni armato un mondo
Quando, stupido, il guardo fissato
Verso quelle numerose falangi
Sospirando, lagrimando, sorpresi
Reggi sensi da mestizia repente,
Questa dal petto suo
Uscì con flebil suon voce dolente:
“Misera umanità! Come sul nulla
Del superbo mortal fondato è il fasto!
Quegli eroi di Bellona
I cui fulgidi acciari
Vibran raggi di gloria,
Quegli invitti guierrieri
Sotto il cui forte piede
Geme con strana sorte
Pavida di morir la stessa morte,
Al rapido girar di pochi lustri
Del tempo predator
Resi trofei cadrà,
Resterà la lor vita incenerita
E spogliata di valore, al rigore
De la Parca, cederà.
Misera, misera umanità!
Nostra vita è un sogno breve
Che svanisce in un momento.
Come polve esposta al vento
La disperde un’aura lieve.
Nostra vita è un sogno breve.
Pompe vane del mondo,
Felicità caduche,
Da miei regi pensieri itene a volo
Che ben cauto comprendo
Ogn’humana grandezza
Haver base di vetro
E del mortale il supposto contento
Esser falsa illusione,
Un inganno del senso, un’ombra, un niente.
Il diadema risplendente
Questo scettro rilucente
Rallegran non ponno il cor.
Mi costringe a sospirar
Mi condanna a lagrimar
Un incognito dolor.
Il diadema risplendente.
Soggiogar le provincie,
Vincer i regni e debellar gl’imperi,
Sono di mia potenza pregi alteri.
Ma che val se qua giù luce è di lampo
Ogni terrena gloria,
Le vittorie, i trionfi
Son sognate follie
Se il tempo alfin risolve
Dell’huom ogni gran fasto in poca polve.
Se d’atomi vili
Composto è il vivente
Seperbi ed alteri
Suoi vani pensieri
Si fondan sul niente.
E pur cieco presume e incauto crede
Premer l’eternità col mortal piede.
Mie pupille piangenti
Voi che scritte mostrate
Sui pallori del volto,
A note di dolore,
Le mestizie del core,
Seguite, pur seguite a lagrimar.
Di nostra vita frale
La deplorabil sorte che labile,
Instabile fermezza non ha.
Misera, misera humanità.”
Più dir volea quel porporato eroe.
Ma l’interno cordoglio
Che di tutti i suoi sensi havea l’impero,
Troncò gl’accenti e intanto
Fra torrenti di pianto
Del real suo sembiante
La maestà turbata havea il naufragio.
E ben conobbe all’hora
Che un sol pensier di morte
Togliendo la costanza a spirti egregi
Sul trono ancora fa lagrimar i regi.
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione Mus. F. 1360.6
Scheda a cura di Licia Sirch