Scheda n. 98

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1740-1760

Titolo

Cantata 8 / [Nicola Porpora]

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Porpora, Nicola (1686-1768)
autore del testo per musica: Metastasio, Pietro (1698-1782)

Fa parte di

Redazione

[S.l. : copia, 1740-1760]

Descrizione fisica

C. 45-52

Filigrana

Non rilevata

Note

Il tit. si ricava dall’intitolazione a c. ; il nome dell’A. si ricava dal front. dell’intero manoscritto

Titolo uniforme

Organico

Contralto e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Brunelli 1965: II, p. 740-742

Descrizione analitica

1.1: (aria, sol maggiore, c)
A, Or che una nube ingrata
2.1: (recitativo, c)
A, Quando in quel fior che dal tuo nome ha i fregi
3.1: (aria, sol minore, c)
A, Senza il misero piacer
4.1: (recitativo, c)
A, M’intendi? Io dissi tutto
5.1: (aria, sol maggiore, 3/4)
A, Contemplare almen chi s’ama

Trascrizione del testo poetico

Or che una nube ingrata
Del sol t’asconde i rai,
Quanta pietà mi fai,
Clizia infelice!

Quando in quel fior che dal tuo nome ha i fregi
Si perdè tua beltade e tua speranza,
Per unica mercede e sol conforto
De’ tuoi teneri affetti
Ti fu dal Cielo e dal destin concesso
Il poter a tua voglia almen dal suolo
Vaheggiar nelle sfere il tuo bel nume.
Ma che? Misera al pari, o ninfa o fiore,
Oggi questo piacer che sol ti resta
A te goder non lice,
Or che una nube ingrata
Del sol ti asconde i rai;
Quanta pietà mi fai , Clizia infelice.

Senza il misero piacer
Di vedere quel bel che adori
Veggo languir le tue foglie,
Perdersi tua beltà,
Povero fiore.
Ed or che a me si toglie
Mirar la bella Irene,
il suo smarrito bene
Anche ne’ danni suoi
Piange il mio core.

M’intendi? Io dissi tutto: ahi qual tormento!
Sai tu, bel fiore amato,
Sai tu, ninfa gentil che in lui t’ascondi,
Perché di tue sventure,
Perché de’ mali tuoi tanto mi duole?
Provo quelle in me stesso,
Questi in me stesso io sento; Irene, oh Dio!
Irene ch’è il mio sol, Irene amata
Che a me si strugge, e il di cui moto io sieguo,
Veder non posso, ed il vederla almeno
Era il sol piacer degli occhi miei:
Questo è il sol pensier che somiglianti
Rende gli affanni tuoi a’ danni miei,
E rende i mei tormenti a’ mali tuoi.
Qual somiglianza, oh Dio!
Tu la luce del sol scorger non puoi;
Irene almen veder ah! non poss’io.

Contemplare almen chi s’ama
E’ diletto dell’affetto,
Se non è bella mercede
Del desir d’amante cor:
Se non è sfogo alla brama,
E’ però premio alla fede,
Bel ristoro è dell’amor.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

CH-Gpu - Genève - Bibliothèque de Genève
collocazione Ms.mus.27.8

Scheda a cura di Silvia De Maria
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