Scheda n. 1762

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1630-1660

Titolo

Sovra un verde riva

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Rossi, Luigi (1597-1653)

Fa parte di

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1630-1660]

Descrizione fisica

C. 176-187v

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo-arioso, la minore, c)
S, Sovra un verde riva
@c 4''C8CC4.C'8B/4''C8CCCC8.D6E
2.1: Presto(aria, c)
Farfalla io sono al lume
3.1: (aria, la minore, 3)
A tai detti giro il guardo
4.1: (recitativo-arioso, c)
Sì disse e disse a volo

Trascrizione del testo poetico

Sovra un verde riva
Al dolce mormorio d’onda amorosa
Filli vaga e lasciva
Nel sonno ebra giacea
D’oro il bel crine avea
La bocca era di rose e ne begl’occhi
E ne le guance belle
Stellegiavano i fior fiorian le stelle.
Gonna di puro argento
Li velava il bel sen morbido e bianco
Che sferzata dal vento
Con dolce moto e lieve
All’occhio offria la neve
Dal piè leggiadro e stanco
La faretra d’avorio e l’arco anch’esso
Quasi stanco al ferir giaceale appresso
A sembianza sì vaga
A bellezza sì cara e sì gradita
Qual suol da virtù maga
Il cor d’amore acceso
Restò legato e preso
Languì l’alma ferita
Il ciel ferì con un sospir sì forte
Che fu pegno d’amor nunzio di morte
Al suon dolente e lasso
Destossi e in me fissò gli occhi celesti
Io quasi immobil sasso
Stupido in pria divenni
Poi tacer non sostenni
Ch’al fin proruppi in questi
Che dettaro al mio cor i miei tormenti
D’affettuoso amor pietosi accenti:
O sol di questo cielo
O vago ciel di queste amene sponde
O Dea sotto human velo
O fiamma del mio petto
Sfera del mio diletto
O tesor dove asconde
I suoi pregi i suoi vanti il cieco Dio
Meraviglia dei boschi idolo mio.

Farfalla io sono al lume
Dei tuoi begl’occhi lusingato e scorto
Volo ad arder le piume
Nocchier che solco il mare
Di tue bellezze rare
Mi vi rimango absorto
Ape che volo ai fior del tuo bel seno
Ma da un fior di beltà suggo il veleno
Se troppo ardito il volo
Spiego o bella mia Filli
E sciolgo audace i sensi del mio duolo
Scusa il cor che si more
Ahi lasso ecco ch’amore
Per più farlo morir scote la face
Ma se morte mi vien dal tuo bel viso
Morte per me non fia ma paradiso
A quanto mal conviensi
Una rigida serpe in grembo ai fiori
Ma tu crudel che pensi
Men vaga e ria bellezza
Il ciel s’odia e disprezza
Quando scocca tal hor lampi et ardori
Ma se l’un è seren l’altra senz’ira
Ciascun le loro bellezze ama et ammira.

A tai detti girò
Il guardo allor severo
Il guardo ove temprò
Lo strale amor arciero
Dal suo bel sen fuggì
L’amorosa pietà
E dalla bocca uscì
Voce di crudeltà.

Ah ch’amo et adoro anch’io
Non ho di ferr’il cor
Ma chi sia l’idol mio
Mi niega dirlo amor
Palesar non si dè
Lo sa solo quel solo
A cui giurai la fé.

Sì disse e disse a volo:
Ahi cruda ove vai tu.
Le presi a dire allora
Ma vano il pregar fu
Per impetrar dimora.

Che fra lagrime in volto e fra martiri
La seguii sol col guardo e coi sospiri.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-MAC - Macerata - Biblioteca Comunale
collocazione MSS.MUS.113.43.20

Scheda a cura di Chiara Tiboni
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