Scheda n. 1425

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1780-1820

Titolo

Cantata 8a

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Porpora, Nicola (1686-1768)
autore del testo per musica: Metastasio, Pietro (1698-1782)
dedicatario: Frederick Louis of Hanover (principe di Galles)

Redazione

[S.l. : copia, 1780-1820]

Descrizione fisica

C. 39v-45v

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Contralto e continuo

Repertori bibliografici

Sutton 1974: n. 81, p. 215

Bibliografia

Brunelli 1965: II, pp. 740-742

Descrizione analitica

1.1: Adagio(recitativo-arioso, c)
Or che una nube ingrata
1.2: (recitativo, c)
Quando in quel fior che dal tuo nome ha i fregi
1.3: (recitativo-arioso, c)
Or che una nube ingrata
2.1: Lento(aria, c)
Senza il misero piacer
3.1: (recitativo, c)
M’intendi? Io tutto dissi. Ahi, qual tormento!
4.1: (aria, c)
Contemplar almen chi t'ama

Trascrizione del testo poetico

Or che una nube ingrata
Del sol t’asconde i rai
Quanta pietà mi fai
Clizia infelice

Quando in quel fior che dal tuo nome ha i fregi
Si perde tua beltade e tua speranza.
Per unica mercede e sol conforto
De’ tuoi teneri affetti
Ti fu dal Cielo e dal destin concesso
Il poter a tua voglia almen dal suolo
Vagheggiar nelle sfere il tuo bel nume.
Ma che? Misera al pari, oh Ninfa, oh fiore,
Oggi questo piacer che sol ti resta
A te goder non lice
Or che una nube ingrata
Del sol t’asconde i rai
Quanta pietà mi fai Clizia infelice.

Senza il misero piacer
Di veder quei bel che adori
Veggo languir tue foglie,
Perdersi tua beltà, povero fiore.
Ed or che a me si toglie
Mirar la bella Irene
Il suo smarrito bene
Anche ne’ danni suoi piange il mio core.

M’intendi? Io tutto dissi. Ahi, qual tormento!
Sai tu bel fiore amante,
Sai tu Ninfa gentil che in lui t’ascondi
Perché di tue sventure,
Perché de’ mali tuoi tanto mi duole?
Provo quelle in me stesso,
Questi in me stesso io sento, Irene, oh Dio, Irene ch’è il mio sol, Irene amata
Che a me si tragge e ‘l dì cui moto io sieguo
Veder non posso; ed il vederla almeno
Era il solo piacer degli occhi miei.
Questo è il solo pensier che somiglianti
Rende gl’affanni tuoi a’ danni miei,
E rende i miei tormenti a mali tuoi.
Qual somiglianza, oh Dio!
Tu la luce del sol scorger non puoi,
Irene almen veder, ahi, non poss’io.

Contemplar almen chi t’ama
È diletto dell’affetto
Se non è bella mercede
Del desir d’amante cor.
Se non è sfogo alla brama
È però premio alla fede,
Bel ristoro è dell’amor.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Mc - Milano - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "Giuseppe Verdi"
fondo Noseda
collocazione M.36.3.8

Scheda a cura di Stefano Aresi
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