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Note
Testo messo in musica da Giovanni Lorenzo Lulier, Antonio Mangiarotti, Filippo Collinelli, Alessandro Scarlatti, Giacomo Perti, Carlo Francesco Pollarolo, Giovanni Bononcini.
Titolo uniforme
Bibliografia
Trascrizione del testo poetico
A voi che l’accendeste
Raccomando il mio foco occhi adorati;
In voi coi raggi armati
Gemina sol risplende
Che l’ombra del mio duol dilegua e strugge;
Da voi solo dipende
La mia vita e la morte;
Con voi solo si aggira
Il mio fato e la sorte;
Per voi solo sospira
L’anima mia trafitta;
Se tempra amore e scocca i dardi suoi
Solo in voi, sol da voi, con voi, per voi.
Begl’occhi io non mi pento
D’avervi offerto il sen;
Anzi se le mie pene
Fossero senza spene
L’anima sul cimento
Vorrei portare almen.
Che volete occhi belli
Io per voi già mi moro
Vi provo ogni momento
Idoli fulminanti e pur v’adoro;
Del ciel della bellezza
Siete in un tempo istesso
Stelle figlie ed erranti e poli e segni;
Illustrate col guardo
La nostra, e forse ancor l’eterea mole;
Né l’esser due vi toglie
Quel merto singolar che vanta il sole.
Più delle stelle
Luci gradite
Luci mie belle
Vi stima il cor;
E il sole ancora
Quando vi aprite
Di tanta aurora
Teme l’ardor.
Che se fuggon le stelle
All’apparir del giorno,
Voi col giorno apparite;
Poi ritornano quelle
Mentre l’indo Nettuno
Del fumante Piroo consuma il morso,
E fanno in ciel con numeroso coro
Funerali d’argento a tomba d’oro:
Ma voi sempre splendete,
voi giamai non fuggite,
E solo vi chiudete
Stanche di saettar, quando dormite.
Tanti pregi in voi ravviso
Ch’è impossibile
Ch’io vi chieda o mie pupille
La perduta libertà;
Il lasciar vostre faville
È l’istesso
Che fuggir da un Paradiso
Per ragion della beltà.
Più che di Leda i figli
Che a vicenda negl’Astri
Proteggono il nocchiere al segno inteso
Voi potete o bei lumi
Con lo splendore acceso
D’un guardo amico e fido
La nave del cor mio condurre al lido;
Fonti del mio languire,
Faci del mio gioire
Sagittarij gemelli
Luminosi flagelli
Specchi della mia fede
Con eterno riflesso
Tutta la mia speranza in voi si vede
Ma per pietà sentite
Occhi belli un momento e poi ferite.
Se gli specchi son occhi del guardo
Bello è quel che di lume sincero
Prende e rende l’istesso tenor:
Non si aduli col lume il pensiero,
La ferita sia l’eco del dardo,
Et il dardo lo specchio del cor.
Paese
Lingua
Segnatura
fondo Vat. lat.
collocazione 10204.63
Scheda a cura di Teresa Gialdroni