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Legami a persone
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Redazione
Descrizione fisica
Filigrana
Note
Titolo dall'intitolazione a c. 9r
Titolo uniforme
Organico
Bibliografia
Descrizione analitica
S, Già che dure le sventure
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Trascrizione del testo poetico
In sentier dirupato,
Che sopra il mar si stende
Cinto di precipitii e di ruine
Un giorno disperato
Preparato a dar fine a miei tormenti
Alle sventure mie con questi accenti.
Al mio piè sempre catene
Sempre scettri agl’altri in mano
Quello regna io servo invano
Godan tutti io solo in pene.
Pianto e riso
Mal diviso
E qua giù sotto la luna
Io non posso saper che sia fortuna.
Già che mai deggio haver sorte
A che più misero aspetto
Sempre vil sempre negletto
Vuo’ finirla con la morte.
Già che dure le sventure
Per me solo hanno le tempre
Meglio è morir un dì che morir sempre.
Sì dissi e da quei sassi
Volsi precipitare
Ma il suon vicino di confusa gente
Mi ritenne pendente
E sentendo gridar fortuna in mare
Pensai meglio aspettare
E prima di morire
L’occhio colà rivolto
Volsi veder della fortuna il volto.
Fura vista
Foribonda
Freme l’onda
Il ciel s’attrista.
Da vento rubello
Che fiero s’aggira
Sdruscito un vascello
Nell’acque s’aggira
S’humilia s’inalza
Intanto trabalza
Nel pelago altiero
Con il legno assorbito
Anco il nocchiero.
Da quel di quanto imparai
Che nel mar vidi fortuna
Io mai più mi disperai
Per haver infausta cuna
Chi non è nato agl’honori
Non per questo il core affanni
Un bel nome hanno i favori
Ma non sono altro che inganni.
Quante allegrezze e feste
Si chiamano fortune son tempeste.
Paese
Lingua
Segnatura
fondo Leopoldina
collocazione Mus.Hs.17755.2
Scheda a cura di Giacomo Sciommeri