Scheda n. 11100

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, tra il 1700 e il 1800

Titolo

Mi fai pur tanta pena | Cantata | Del P. D. Diogenio Bigaglia

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Bigaglia, Diogenio (1676-1745)

Fa parte di

[Cantate da camera] (n. 5597/8)

Pubblicazione

[Napoli : copia, XVIII sec.]

Descrizione fisica

C. 42r-49r ; 207x265 mm

Filigrana

Non rilevata

Note

Titolo dal frontespizio. Il manoscritto è stato realizzato dal copista, probabilmente di origini napoletane, ormai comunemente identificato come “Napoli A” e riconoscibile dal fregio simile a una mano stilizzata che generalmente pone sulle carte da lui vergate (Cfr. Bibliografia). In calce all’ultima pagina di musica: «Il Fine L.D.M.S.V».

Titolo uniforme

Organico

Contralto e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: Largo(aria-refrain, do maggiore, c)
Mi fai pur tanta pena, o tortorella
2.1: (recitativo, c)
Quando gemer ti sento
3.1: Largo(aria-refrain, do maggiore, c)
Mi fai pur tanta pena, o tortorella
4.1: Affettuoso ma non adagio(aria, la minore, 3/8)
Tal pietà mi fai di te
5.1: (recitativo, c)
Deh, per pochi momenti
6.1: Aff.o(aria, do maggiore, 2/2)
A quel nido ed a quei rami

Trascrizione del testo poetico

Mi fai pur tanta pena, o tortorella.

Quando gemer ti sento
Nel solitario nido
Abbandonata teco
Geme il mio core
Ed al tuo sospirar sospiro anch’io.
Tanto à quest’alma, oh Dio,
Tanto al mio duol il tuo dolor favella.

Mi fai pur tanta pena, o tortorella.

Tal pietà mi fai di te,
Che se pianger tu sapessi,
Teco ancora piangerei.
Tortorella, sai, perché
Sono eguali e son gl’istessi
I tuoi casi e i casi miei.

Deh, per pochi momenti
Frena i dolci lamenti e a me rivolta
I danni miei pari a tuoi danni ascolta:
Tu perdesti il tuo caro,
Or lo cerchi e nol trovi,
Lo chiami in tua favella e a te non viene
E questa è la ragion delle tue pene:
Sorte crudele! Anch’io
Smarrito ho l’idol mio.
Vanno in traccia di quello i miei sospiri,
Ma non m’ode, non riede.
E questo è il più crudel de miei tormenti:
Sin qui noi siamo eguali,
Ma che tu speri e a me sperar non lice,
Vedi, che più di te sono infelice.

A quel nido ed a quei rami,
Dove chiami il tuo diletto,
Presto forse ei tornerà.
Io tradito e senza spene
Il mio bene in darno aspetto
Da un’ingrata infedeltà.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione Cantate 32bis.8

Scheda a cura di Ivano Bettin
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