Scheda n. 10877

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, tra il 1660 e il 1690

Titolo

Con velenosi strali

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Giordano, Giovanni (XVII sec.)

Fa parte di

Aria, cantate (n. 10864/13)

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

C. 51-64v [olim 46-59v]

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (cantata, c)
Con velenosi strali
2.1: (aria, fa minore, c)
Empie stelle che rubelle
3.1: (recitativo, c)
Fortuna in che t’offesi
4.1: (aria, do minore, c3/2)
Dolente cor mio che mai si farà
5.1: (recitativo, c)
I tormenti più atroci ch’hanno l’anime ree
6.1: (aria, la♭ maggiore, 12/8)
Son bersaglio d’ingrata sorte
7.1: (aria, fa minore, c3/2)
Mio cor a penare se gioia non speri
8.1: (recitativo, c)
Io che pietà non spero dal tuo giusto rigor fortuna infida

Trascrizione del testo poetico

Con velenosi strali
Sorte crudel ogn’hor m’impiega il petto
Penai soffrir sperai
ma dal mio core fuggì la speme
E ci restò il dolore

Empie stelle che rubelle
Sete sempre al viver mio
Se placarvi non poss’io
Se così voi sete ingrate
Stelle crudeli il viver mio troncate.

Fortuna in che t’offesi In che peccai
Dunque Eterno bersaglio di tue saette
Esser dovrà un sol core
Ahi che sordo al mio pianto il tuo rigore
Lampo di vana speme sollevammi tal volta
Ma mortal precipizio all’hor provai.

Dolente cor mio
che mai si farà.
Già sen fugge da te la speranza
Se non speri di te che sarà
T’abbandona mio cor la costanza
Come dunque soffrir si potrà
Dolente cor mio che mai si farà.

I tormenti più atroci ch’hanno l’anime ree
nel cupo abisso più volte accolse in petto di T…
il cor pasce un’immonda Arpia
ma da mille accolto
e vive sbranata ogn’hor l’anima mia.

Son bersaglio d’ingrata sorte
né più spero da lei pietà
E se l’empia non mi dà morte
mille morti in vita mi dà
Son lo scherzo d’un empio faro
che si ride del mio dolor
Nei sospiri d’un disperato
ammolliscono il suo rigor.

Mio cor a penare
se gioia non speri
Gli strali fatali
d’un fato spietato
soffrite o pensieri.

Io che pietà non spero
dal tuo ingiusto rigor
fortuna infida dirò
con voce altera
ch’è ben pazzo colui ch’in te confida.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione 33.4.16 (B) [olim Cantate 48.2].13

Scheda a cura di Cinzia Trabucco
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