Tipo record
Tipo documento
Data
Titolo
Presentazione
Legami a persone
Fa parte di
Redazione
Descrizione fisica
Filigrana
Note
"Caproli" posto in testa alla composizione da mano recente (ottocentesca?).
Il testo di Apolloni è stato messo in musica anche da Antonio Cesti
Titolo uniforme
Organico
Repertori bibliografici
Bibliografia
Descrizione analitica
Era l’Alba vicina
Era questa la corte
Doppo breve passeggio
Non pianger Fileno
Sol di notte al mio piede
Mi trattengo tal hora
Falso ridere
Al fine i portamenti
A vista si terribile
Credete o pensieri
Trascrizione del testo poetico
Era l’Alba vicina
Et in sonno dolcissimo
Posavan queste membra
stanche dal viver mio fatte inquietissime
Ritornava de’ sogni
la turba favolosa
Che deride tal hora
Con sognati piacer le mie miserie
Alle grotte Cimerie
Né pur del rio vagante
L’argento mormorante
Interromper sapea
De miei sonni gelosi
i secreti riposi
Una tra tante larve
Dello stuol che disparve
Con sorriso mendace
Meco rimase e mi turbò la pace.
Era questa la corte
Donna di gran statura
che a genti mal accorte
le speranze vendea
senza misura havea
ne labri il miele alla cintola il ferro
Vestian spoglie dorate
Le membra delicate
Coprian balsami eletti
Di natura i difetti
Con Sardonico riso
Coloriva le guance
Scorgeasi in tutti i moti
Politica prodente
E formando sovente
Passi dubii et incerti
Tenea serrati i labri e gl’occhi aperti.
Doppo breve passeggio
La guardinga donzella
Assisa in verde seggio
Così ruppe il silentio e la favella.
Non pianger Fileno
La sorte contraria
Sì cangia e sì varia
Né sempre la tempesta
Ha l’amar in seno
Non pianger Fileno.
Fileno t’invita
T’invita la corte
Per far te beato
Accrescer tuo stato
La fortuna per te apre le porte
T’invita la Corte.
Disse la Donna e quivi tacque e ratto
Sparì com’un baleno
Io che già mai sereno
Viddi il volto a fortuna
A nascenti speranze
Nell’afflitto mio sen formai la cuna
Così d’un’altra reggia
Dentro l’aurate stanze
Viddi le pompe e Ostri
Le gemme i fasti e gl’Ori
Ma tra tanti splendori
Solo una mesta e fuggitiva figlia
M’apporta meraviglia
L’interrogai pietoso
E dei casi e del nome a me rispose
Come se cortigian tu sei
non fuggi da colei
che verità s’appella
Per le corti de grandi.
Sol di notte al mio piede
Passeggiar si concede
Qui rientro sovente
Con le fantasme in schiera
Che nel tempo corrente
La verità si stima una chimera.
Mi trattengo tal hora
Con la gente più vil fin all’Aurora
Poi con saggio consiglio
All’apparir del dì fuggo in esiglio
Attonito rimasi ella fuggì
Volsi più dentro il piede
Ad osservare intento
E scorsi nelle genti
Una funesta accidia
Degna inver di pietà più che d’invidia.
Falso ridere
Finti gemiti
se altro ossequio
Sdegni taciti
Labri cauti
Cerimonie
Sonni timidi
Vita misera
Duol continuo
Cieca invidia
Detti ambigui
Patti illeciti
Vitii sordidi
sacrilegii
Lenocinii
Gente perfida
Scola pessima
Spie terribili
Che rubbano che uccidono
Che sbranano l’anima
Dell’honor degl’Innocenti.
Al fine i portamenti
Le maniere e i costumi
A me dettero indizio
Che sol era la corte un artifizio
A cui s’altri s’impiega
Compra di tutti i vitii una bottega.
A vista si terribile
Mi risorsi dal sonno
Il giorno a me comparve
sparì la corte et isvanir le larve
Poscia dentro esclamai.
Credete o pensieri
All’ombre sparite
La Corte fuggite
Che i sogni son veri
Credete o pensieri
Chi troppo s’avanza
D’incerta speranza
A seguir nelle corti i passi e l’orme
Sonnacchioso vaneggia e mai non dorme.
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione 33.4.17 (B) [olim C.I.8B (A.54)].9
Scheda a cura di Cinzia Trabucco