Scheda n. 10585

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1650-1690

Titolo

Ardea Dorillo et era

Presentazione

Partitura

Fa parte di

Redazione

[s.l : copia, 1650- 1690]

Descrizione fisica

C. 99- 105 [olim c. 101- 107]

Filigrana

Non rilevata

Note

Lo stesso testo intonato da Francesco Mancini, cfr. Bibliografia.

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Bibliografia

Wright 1975: p. 318, n. 20

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
Ardea Dorillo et era
2.1: Adagio(aria strofica, si minore, c)
Care labra che ferite
2.2: (aria strofica, si minore, c)
Cara bocca quando canti
3.1: (recitativo, c)
Rise Filli vezzosa

Trascrizione del testo poetico

Ardea Dorillo et era
Se non gradito almeno non sprezzato
Da Filli il suo bel foco
Sentiva a poco a poco
Nell’agitato seno crescer la fiamma
E diventar sì fiera
Che al fin per non morire
Senza chieder pietade
Alle labra adorate
Del bel idolo suo che fea languire
Con aure armoniose e fiori e piante
Chiede un bacio così Dorillo amante.

Care labra che ferite
Con soavi e dolci ardori
Se gradite ch’io v’adori
Se pietose non sdegnate
Il candor dell’alma mia
Deh lasciate ch’io vi dia
Con estremo mio gioire
Ahi non lo posso dire
No, non lo posso dire.

Cara bocca quando canti
Cara bocca quando ridi
Tu m’incanti tu m’uccidi
E se ben cagion tu sei
Di quel foco in cui mi moro
Pur t’adoro ma vorrei
Darti prima di morire
Ahi non lo posso dire
No, non lo posso dire.

Rise Filli vezzosa
Del modesto Dorillo ai grati accenti
Se poi de suoi tormenti
Ella fosse pietosa
Se mai desse mercede al suo languire
Io non lo posso dire.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rc - Roma - Biblioteca Casanatense
fondo Baini
collocazione 2488.10

Scheda a cura di Aurora Marcelli
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