Scheda n. 10372

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1670-1700

Titolo

Con velenosi strali

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Giordano, Giovanni (XVII sec.)

Fa parte di

Pubblicazione

[Napoli? : copia, 1670-1700]

Descrizione fisica

C. 35-40v [olim 34-40v]

Filigrana

Non rilevata

Note

Copia adespota. L’attribuzione a Giovanni Giordano ricavata da I-Nc 33.4.16 (olio Cantate 48.2)

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
S, Con velenosi strali
2.1: (aria, fa minore, c)
S, Empie stelle che rubelle
3.1: (recitativo, c)
S, Fortuna in che t'offesi in che peccai
4.1: (aria, do minore, 3/2,12/8)
S, Dolente cor mio
5.1: (recitativo, c)
S, I tormenti più atroci
6.1: (aria, la♭ maggiore, 12/8)
S, Son bersaglio d'ingrata sorte
7.1: (aria, fa minore, 3/2)
S, Mio core a penare
8.1: (recitativo, c,3/2)
S, Io che pietà non spero

Trascrizione del testo poetico

Con velenosi strali
Sorte crudele ogn’or m’impiaga il petto
Penai soffrii sperai ma dal mio core
Fuggì la speme e ci restò il dolore.

Empie stelle che rubelle
Sete sempre al viver mio
Se placarvi non poss’io
Se così voi sete ingrate
Stelle crudeli il viver mio troncate.

Fortuna in che t’offesi in che peccai
Dunque eterno bersaglio
Di tue saette esser dovrà un sol core
Ah ch’è sordo al mio pianto il tuo vigore
Lampo di vana speme
Sollevommi talvolta
Ma mortal precipizio allor provai
Fortuna in che t’offesi in che peccai.

Dolente cor mio
Che mai si farà

Già sen fugge da te la speranza
Se non speri di te che sarà
T’abbandona mio cor la costanza
Come dunque soffrir si potrà
Dolente cor mio
Se mai si farà.

I tormenti più atroci
Che hanno l’anime ree nel cupo abisso
Più volte accolsi in petto
Di Titio il cor pasce un immonda Arpia
Ma da mille avoltoi
Vive sbranata ogn’hor l’anima mia.

Son bersaglio d’ingrata sorte
Ne più spero da lei pietà
E se l’empio non mi dà morte
Mille morti in vita mi dà
Son lo scherzo d’un empio fato
Che si ride del mio dolor
Né i sospiri d’un disperato
Ammolliscono il suo rigor.

Mio core a penare
Se gioia non speri
Gli strali fatali
D’un fato spietato
Soffrite o pensieri.

Io che pietà non spero
Dal tuo ingiusto rigor
Fortuna infida dirò con voce altera
Ch’è ben pazzo colui che in te confida.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione 33.5.30.6

Scheda a cura di Elisa Passone
Ultima modifica: