Scheda n. 8473

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1650-1700

Titolo

Che legge è questa o Dio / [Giacomo Carissimi]

Presentazione

Partitura

Legami a persone

autore incerto: Carissimi, Giacomo (1605-1674)

Fa parte di

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

1 partitura (p.8-20) ; 105x235 mm

Filigrana

Non rilevata

Note

A p. 20, «Per compimento di questa cantata si piglia l’arietta che è indicata a carta 6 [Non ardo più no]». La musica presenta somiglianze con l’omonima cantata in Carissimi-Cantate: rispetto a questa ha una scrittura semplificata e un ridotto numero di fioriture, armonie differenti.

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: (arioso, sol minore, c)
S, Che legge è questa o Dio
%C-1$bB@c 8-''8D'8B8A''4'.B8Bb8x8F/4G4G
2.1: (aria cavata, sol minore, c)
S, Perfida non è vero
3.1: (arioso, c)
S, Misero chi tropp’ama

Trascrizione del testo poetico

Che legge è questa o Dio
Legge di crudeltà
Caddi dal Paradiso e non peccai.

Ne’ la mia fe costante adoratore
Amante di due pupille i rai
Vittima di dolore
Su’ l’altar del mio seno offersi il core
E se fu dolce all’hora il mio servir
Il tormento il martiro Amor lo sa.

Per sì bella cagione
Havrei saputo senza difesa o scudo
Correr a petto ignudo
Ove l’alme più crude alberga Pluto.

O quante volte amore
Alle mie gioie intento
Seppe con man cortese
Temprar dentro il mio core
Colle proprie dolcezze il mio tormento.

Ma dove mi portate
A raddoppiar memorie il mio dolore
Misero o qual d’intorno
Fiere nubi funeste
Gravide di tempeste
Coprono ohimè delle mie gioie il giorno
Più non mi giova ohimè
La costanza la fé.

Allor che di goder viepiù sperai
Caddi dal Paradiso e non peccai.

Perfida non è vero
Che mai fiamma d’amor t’ardesse il seno
No non è vero che t’accendesse il petto
Della face d’amor lampo o baleno.
Ah che furon bugiardi
I sospiri li sguardi
Fu mentita la fede
Misero chi tropp’ama e troppo crede.

Come com’imparasti
A violar crudele
Quella candida fé che mi giurasti
Dove dove t’ascondi
Empia che non rispondi.
Dimmi chi t’insegnò
Chi ti spinse a tradire un innocente
Che te solo adorò
Che non t’offese mai
Caddi dal Paradiso e non peccai.

A voi mi volgo o pene
Rendetemi il mio sole
Rendetemi il mio bene
La mia vita il cor mio.

Non è ragion o Dio
Che s’amor me lo die’ sdegno l’invole
Rendetemi il mio sole
Quel sol ch’adoro tanto.

Ma dove sono ohimè folle che bramo
Son mendaci gli accenti
Bugiardo il desire
Non adoro non amo.

Non più di pianto torbido nembo
Corra dal ciglio ad inondarmi il grembo
Ragion m’ha fatto mio.
Restate in pace occhi crudeli a Dio.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-IE - Jesi - Biblioteca Comunale
fondo Pianetti
collocazione Plan.mss.415.3

Scheda a cura di Gabriele Moroni
Ultima modifica: