Scheda n. 7090

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1640-1660

Titolo

S.r Carlo del Violino. Lamento del Valdestain / Ferma ferma quel ferro

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Caproli, Carlo (1614-1668)

Fa parte di

Pubblicazione

[Roma : copia, 1650-1680]

Filigrana

Non rilevata

Note

Oggetto della cantata è l’assassinio del generale Albrecht von Wallenstein, duca di Meclemburgo, avvenuto nel 1634.

Titolo uniforme

Organico

Tenore e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Porter 2001: p.100

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, la minore, c)
Ferma ferma quel ferro
2.1: (recitativo-arioso, c)
Son io colui ch’al gran Fernando posi
3.1: (recitativo-arioso, c)
Ove sete o soldati
4.1: (recitativo-arioso, c)
Dimmi Cesare dimmi a quali scole
5.1: (recitativo-arioso, c)
Io che vissi felice
6.1: (recitativo-arioso, c)
Ohimè che parlo oh Dio
7.1: (recitativo, c)
Così il povero Duce

Trascrizione del testo poetico

Ferma ferma quel ferro
Deh ritieni la mano
Homicida inhumano
Qual ardir qual fierezza
Contro il primo Guerrier c’habbia l’impero
Ti move a incrudelir empio che sei
Se disarmato è ‘l braccio
Ho ben armato il core
Che non teme la morte anco morendo
Ferma fuggi crudel ah non paventi
L’ira giusta del Cielo e de le genti
Son io del Goto e svevo
L’espugnator felice
Di Michelburgo sono il Prence invitto
Alberto il grande io sono
E non temi ‘l mio nome anzi ‘l mio Nume
Son io son io pur quello
Che tra barbare spade
Seppi usar la pietade
Del Germano valor son io la scorta.

Son io colui ch’al gran Fernando posi
Tra le perdite sue tra le ruine
Lo scettro in mano e la corona al crine
O mio signor fia vero
Che tu mandi la morte
A chi ti die’ la vita
E ch’un empio sicario
Del tuo crudo voler ministro sia
Dovrò morir tacendo
Io che guardo solo
La cervice atterrai de’ tuoi ribelli
Dovrò timido e vile
Implorar la pietà senza pietade
Questa del mio servir fia la mercede
Oh mai premiata fede
O Cesare schernito
Io non son traditor ma ben tradito.

Ove sete o soldati
E chi mi porge in sì grand’huopo aita
Correte e ritenete
Il ferro micidial datemi campo
Che stringa anch’io la spada
Ch’imbracci anch’io lo scudo
Né temo poi bench’io sia infermo e nudo.

Dimmi Cesare dimmi a quali scole
E dove apprendesti e vedesti
Pagar d’ingratitudine la fede
Chi ti fermò nel regno e nel impero
Altro che questa destra tante palme
Et acquisti tante corone e glorie
Sono pur sol (...) lei pregi e vittorie.

Io che vissi felice
Per le grandezze tue
Io che vibrai mille volte la spada
Sacrificando i colpi al tuo gran nome
Spada ferro fatale
Che non toccò giamai senza far piaga
Né piaga fece mai se non mortale
Nel fin de la mia vita
La sentenza sì fiera e troppo ingiusta
Chi fia che mi sottragga
Io Traditor io io ribello
No non chiamo vendetta a Dio m’appello
Ma se morir pur deggio
Non fia ch’invendicato almeno io mora
Dove non può la man giunga il pensiero
O Cesare tiranno
Per giudizio sì fiero
Per cotal tradimento
Per la tua rotta fede
Per guiderdon sì ingrato
Prego supplice il Cielo
Che le reliquie sparte
Del esercito Goto
S’uniscan contro te s’armi t’opprima
Il fero Belga e l’implacabil Trace
Sorgan dal Aquilon mostri rapaci
E con lor feri artigli
Ne le viscere tue sfoghino l’ira
Ombre larve potenti
Ferri fiamme catene
Turbi scogli tempeste
Congiurinsi a tuoi danni
Tronchino a le tue glorie il corso e gl’anni.

Ohimè che parlo oh Dio
Ove trascorre incauta
Temeraria la lingua
Vivi Signor s’estingua
La fiamma del mio sdegno
Ne le viscere mie in questi estremi
Sudori ch’io per te già sparsi e spargo
Deh perdona al ardir che di chi more
Quasi è proprio il furore
Moro moro fuggir non posso il colpo
E se potessi giuro
Che nol farei mentre il comandi
Già questa vita è tua
E come mille volte
Per te l’esposi a perigliosi incontri
Così da cenni tuoi
Pender doveva il termine fatale
Moro moro Signor
Ma non fia già ch’io mora
Con quel titolo infame
Di traditor che tal non fui né sono
E s’alcun dirà mai
Che colpevole io sia che sia nocente
Per mille volte egli è bugiardo e mente.

Così il povero Duce
Che già fu del impero
Il sostegno e la luce
Che di tanti trionfi andò superbo
Baldanzoso et altiero infermo ignudo
In letto da vil soldato indegno
Cadde trafitto esangue
Sommerso nel dolor nel proprio sangue.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

US-Eu - Evanston (IL) - Northwestern University, Library
collocazione Mss. 1.17

Scheda a cura di Irene Maria Caraba
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