Scheda n. 6604

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1660-1700

Titolo

All’annuntio funesto / Del s.r Abb.e Fagilla

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Fagilla Orazio Antonio (fine XVII secolo)

Fa parte di

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1650-1700]

Descrizione fisica

C. 107-114v

Filigrana

Non rilevata

Note

Si tratta del lamento del re Davide per la morte del figlio Assalonne.

Titolo uniforme

Organico

Basso e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (aria, c)
All’annuntio funesto
2.1: (aria, mi minore, c)
agi che morto me l'addita
3.1: (recitativo, c)
Misero, a che servì
4.1: (aria, c)
Ma qual suon di repente
5.1: (aria, c)
Son fra loro nemici
6.1: (aria, c)
Su su lagrime sgorgate
7.1: (aria, c)
Ma già su’l vostro sguardo
8.1: (aria, c)
Ignud’ombra se m’ingombra
9.1: (recitativo, c)
Così pianse la morte

Trascrizione del testo poetico

All’annuntio funesto
Del successo crudele
D’Assalonne infedele
Ch’allacciato da morte
Per haver troppo crin perse la sorte
Pria tra sognato duolo
Poscia sfogand’in pianto
E in un sospir profondo
Esalando il meschin l’alto cordoglio
Così proruppe alla novella rea
L’addolorato re della Giudea:
Son rege, o vilipeso
suddito de’ miei duci
Messaggero che dici?
Forse havrò mal sentito?
Morto è il caro Assalonne o pur ferito?

Ahi ch’è morto me l’addita
Il messaggio più funesto
E non mori o rege mesto!
Privo oimè della tua vita.

Misero, a che servì
Sul la chioma piantar regio diadema
Se mia sciagura estrema
Vuol ch’io sia non so come
Disubbidito re, rege di nome.
Dunque l’ebreo regnante
Non ha per sé d’un figlio
In arbitrio la vita
Dunque oimè non prevale
L’assoluto comando
D’un principe sovrano
Al barbaro voler d’un capitano
Ah, mio figlio mio caro
Mio dilett’Assalonne anima mia
Qual ciel pietoso fia
Che nel duol che m’accora
Se tu vivi per me ch’io per te mora
Qual ciel pietoso fia
Mio diletto Assalonne anima mia.

Ma qual suon di repente
L’orecchio oimè m’assale
Olà che veggio
S’io non erro o vaneggio
Festeggiano le turbe
Miei soldati che fate
Non accadon più feste
Voglio nenie funeste.

Son fra loro nemici
Essequie ed epimici [sic]
Non sia chi voglia in tanto
Mescere gioie straniere oimè col pianto.

Su su lagrime sgorgate
Distillate l’afflitt’anima dai lumi
Gite gite in fiumi
Amarissimi crescendo
Finché spento nel tormento
Spiri l’anima dai lumi.
Ah mio figlio
ut supra

Ma già su’l vostro sguardo
Leggo a note di sdegno
Che de’ giubili vostri
Funestator noioso
O mie truppe adirate
Ogn’hor mi bestemmiate
Deh sedate l’orgoglio
Fate pausa al tumulto
Hor hor dagl’occhi vostri
Squadroni ribellanti
Mi toglierò d’avanti
Ch’il malor che m’afflifgge
Il duol che mi trafigge
Mi vuol mort’a momenti.
Anzi al vostro cospetto
Mi vedrete strappar l’alma dal petto.

Ignud’ombra se m’ingombra
Tanto duol presto sarò
Sul feretro di scheletro
Assalonn t’abbraccerò
Così lo spirto afflitto
Dal corp’havend’esiglio
Unisca morte il genitore e’l figlio.

Così pianse la morte
D’Assalon il ribelle
Davide sconsolato
Indi fatt’avvisato
Ch’il popol era a ribellar rivolto
D’ippocrit’allegrezz’ei tins’il volto.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione Cantate 50 olim 33.5.38 deinde Arie 63.14

Scheda a cura di Teresa M. Gialdroni
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