Scheda n. 4435

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1680-1690

Titolo

M’è venuto à fastidio lo sperare

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Stradella, Alessandro (1639-1682)
autore del testo per musica: Apolloni, Giovanni Filippo (ca. 1635-1688)

Fa parte di

Pubblicazione

Roma : copia, [1680-1690]

Descrizione fisica

C. 10r-16v ; 225x160 mm

Filigrana

Non rilevata

Note

Nota sul compositore alla fine della cantata: «A. S.la». La seconda parte dell’aria «Una larva è la speranza» contiene parti strumentali per violino o cembalo (mano destra) nonché per violoncello.

Titolo uniforme

Organico

Soprano, violino o cembalo, violoncello e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: (intercalare, re minore, c)
M’è venuto a fastidio lo sperare
2.1: (recitativo, c)
A quest’alma avvilita
3.1: (intercalare, re minore, c)
M’è venuto a fastidio lo sperare
4.1: (aria, re minore, c)
Una larva è la speranza
5.1: Presto(aria, re minore, 3/4)
È figura d’un baleno
6.1: (intercalare, re minore, c)
M’è venuto a fastidio lo sperare
7.1: (recitativo, c)
Sparsi già son molti anni
8.1: (intercalare, re minore, c)
M’è venuto a fastidio lo sperare
9.1: (aria, re minore, c 3/2)
O mio cor, che speri più?
10.1: (recitativo, c)
Questo s’apprende da chi segue speranza
11.1: (intercalare, re minore, c)
M’è venuto a fastidio lo sperare

Trascrizione del testo poetico

M’è venuto a fastidio lo sperare.

A quest’alma avvilita
Da sognati contenti
Sembran lustri i momenti,
Secoli i giorni, eternità la vita.
E pur l’hore ch’io spendo
Fra volumi di cure,
Speculando venture,
Sono le più tranquille e le più care.

M’è venuto a fastidio lo sperare.

Una larva è la speranza
Ch’in un sogno ha tomba e cuna
È un ritratto di fortuna
Ma dipinto in lontananza.

Come l’ombra a nostro scherno
Va fuggendo e segue ogn’hora
È una fiamma dell’inferno
Ch’arde sempre e mai divora.

È figura d’un baleno
Che svanisce allor ch’appare,
È tempesta e par sereno,
È ruscello senz’acque e sembra un mare.

M’è venuto a fastidio lo sperare.

Sparsi già son molti anni
Di penose fatiche avido seme
Ma’l campo de la speme
Sol per me germogliò messe d’affanni,
Mi diede iniqua sorte,
Fiori di vanità, frutti di vento,
Provai per mio tormento
Sudori gloriosi, delizie amareggiate,
Piume senza riposi,
Fumi d’honore, ambizion di corte,
Confidenza d’heroi, regi comandi
Ma le destre de’ grandi
Son prodighe agl’imperi, a’ premi avare.

M’è venuto a fastidio lo sperare.

O mio cor, che speri più?
Hoggi il mondo al mal propenso
Per seguir le vie del senso
Abborrisce la virtù,
O mio cor che speri più.
Non sarà, non è, non fu
Mai contento in questa vita
Chi non ha l’alma erudita
Ne le scuole del Perù,
O mio cor che speri più.
Giorni torbidi, gioie labili,
Notti languide, pene stabili,
Sogni miseri, cure varie,
Cenni rigidi, mensa povera
Nel perpetuo riso flebile
Brevi commodi lungo tedio,
Schiavitudine, volto squallido,
Febre tisica, morte ignobile
Fumo, vento, viltà.

Questo s’apprende
Da chi segue speranza
Che sul basso continuo de la vita
Recita a chi l’intende
Il più mesto, il più tetro intercalare

M’è venuto a fastidio lo sperare.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

D-MÜs - Münster - Santini-Bibliothek (in D-MUp)
collocazione Sant.Hs.4086.4

Scheda a cura di Ivano Bettin
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