Scheda n. 2558

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1710-1750

Titolo

Bireno il dì s’appressa

Presentazione

Partitura

Legami a persone

autore del testo per musica: Rolli, Paolo Antonio (1687-1775)

Fa parte di

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1710-1750]

Descrizione fisica

C. 149-151 ; 210x285 mm

Filigrana

Non rilevata

Note

Tit. dall’incipit a c. 149; num. delle carte moderna (149-151); c. 152 bianca; per l’autore del testo (con varianti) cfr. [Paolo Rolli], Rime di Paolo Rolli, in Verona, per Giovanni Alberto Tumermani Libraio, 1733, pp.230-233; nel MS. è presente la stessa cantata con uteriori varianti testuali, vedi scheda 2382

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
S, Bireno il dì s'appressa
%C-1$bBE@c 8-'B4''D8D-6-DEF/8F'A6-AAB8''CC-6CD/
2.1: (aria, do minore, 6/8)
S, Va mancator di fè
%C-1$bBEA@6/8 8-/=3/2-4-8''G/{.C6D8C}4bD8nE/
3.1: (recitativo, c)
S, E lo soffrite voi
%C-1$bBEA@c 8''D6CD8'BB-''GGC/-'GAA-F6BBB''C/
4.1: Andante(aria, si♭ maggiore, 3/8)
S, Tornin poi tranquille e chiare
%C-1$bBE@3/8 =9/{6'B''DC}{8'BA}/4'B8A/

Trascrizione del testo poetico

Bireno il dì s’appressa
Non odi il canto di marini augelli
Desti al primo apparir del nuovo lume?
Bireno, in queste piume
Non ripose? Bireno!
Gito forse sul lido
A render pronti i naviganti all’opre
Ma sorgi Olympia e mira
Dov’ è il tuo caro amante
Bireno? Sposo? e dove?
Ah! che nulla si scopre
Veggo deserte le approdate arene
Tutta silenzio è l’isola e la riva
Veggo da lunge sol l’aperte vele
Dello spergiuro traditor crudele.

Va mancator di fe,
Parti lontan da me,
Fuggi, ma ingrato almen,
Pensa a chi resta.
In pena del error,
Di’ almeno traditor.
Olympia che dirà quando si desta?

E lo soffrite voi numi dell’onda?
Udisti i dolci affetti
I forti giuramenti
Udisti e pur ingiusti
Gli rendete propitii i flutti e i venti.
Deh, come i vostri numi,
Non siete ingiusti voi
Acque venti procelle,
Opprimete ingiuriate
Il traditor che l’empia fuga affretta.
Ma no, non l’opprimete,
Gettate il suo naviglio in questo lido
Finché senta l’infido
Rimproverarsi a fronte,
Per cagion del suo amore,
Perduto il mio bel regno
La mia stirpe real, preda di morte,
Dissipate ricchezze
La propria vita offerta
D’un tiranno allo sdegno,
Per involarlo al suo mortal periglio.
Per pietà, finché m’oda, o venti, o flutti
Gettate in questo lido il suo naviglio.

Tornin poi tranquille e chiare
L’acque placide del mare
La sua fuga a secondar.
E l’ingrato che m’ascolta,
M’abbandoni un’altra volta,
Senza udirmi lamentar.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rama - Roma - Bibliomediateca Accademia Nazionale Santa Cecilia
fondo Mario
collocazione A.Ms.3702.51

Scheda a cura di Francesca Muccioli
Ultima modifica: