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Capolettera ornato. Titolo dall'incipit testuale. Non presente nell’indice a carte 3-6. Una cantata (Pazzia venuta da Napoli) è stata composta da Pietro Antonio Girami sullo stesso testo poetico.
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Bibliography
Analytical description
Chi non mi conosce
Hor sia come dite
Chi non mi conosce
Tal volt’Amor fiero
Chi non mi conosce
Amor sempr’ho da stridere
Non siente, no, non siente
Vi cha se squaghia st’arma come n’ zunza
Misera e che vaneggio?
Chi non mi conosce
O dotti medici
Chi non mi conosce
Ballate, o miei pensier, ch’io sonerò
Prendetelo per mano
Non posso più sonare
Poetical text transcription
Chi non mi conosce
Dirà che la mia
Sia vera pazzia
Che lieta mi fa,
Ma tutto è furore
Effetto d’Amore
Ch’al core mi sta.
Hor sia come dite
Sentite una pazza,
Sentite, sentite.
Vorrei verseggiare,
O Cielo, o terra, o mare.
No, no, no, no,
Vorrei cantare
La sol fa mi fa re,
Ma ferma ch’il canto
Ritorna poi in pianto
Non tel diss’io
Sospira cor mio.
Chi non mi conosce….
Tal volt’Amor fiero
Mi lega la lingua
E muta mi fa.
Già sento mancare
La voce, parlare
Non posso più, no.
Ma poi con furore
Vorrei gridare,
Burlare, saltare,
Mostrare la gioia
Ch’al core mi sta.
Chi non mi conosce…
Amor sempr’ho da stridere
L’alma sarà qual fu.
No, no, ch’io voglio ridere
Fa poi quel che vuoi tu.
Voglio cantare a la Napoletana
E n’auto poco a la Calavresiella
Fuoze facesse la fortuna cana
Fare pietosa ch’ella faccia bella.
Non siente, no, non siente.
Vi cha se squaghia st’arma come n’ zunza
E mi sent’abruciar lu ficatali
Stu cori si minuzza com’a trunza
Amuri sulu è causa de stu mali.
Misera e che vaneggio?
Come snodo la lingua in rozzi accenti
Per questo pazza mi chiaman le genti
Come gira il pensier fra mille ruote
Com’apro ohimè la bocca in basse note
Misera e che vaneggio.
Chi non mi conosce...
O dotti medici,
Fate un collegio
Di me chi sa.
Se virtù trovasi
D’herba che movasi
Di me a pietà.
La mente smania,
La lingua svaria,
Gl’occhi mai dormono,
I membri ho languidi
E gran dolore
Io sento al core.
O dotti medici,
Fate un collegio
Di me chi sa.
Zi, zi, date la voce
Olà chi passa? Amore,
Ah traditore!
Prendetelo, legatelo,
Ponetelo prigion entro il mio core.
Ahi sen fuggì!
Le fenestre del cor non ben serrai,
Dagl’occhi sen volò.
Sia maledetto Amore,
Maledetta quell’hora
Ch’io viddi il mio desio,
Maledetto il cor mio
Ch’ama chi lo disprezza,
Maledetta l’asprezza
D’huomo così crudele.
E tu lingua infedele,
E tu lingua arrogante
Com’hai cotanto ardire
Il mio ben maledire.
Vorrei tagliarti a pezzi
Già ch’il mio ben disprezzi.
Chi non mi conosce…
Ballate, o miei pensier, ch’io sonerò;
Fate, vi prego, il ballo di Fedele
Che tal qual sempre fui
Tal esser vo, no, no,
Fate più presto il ballo di Follia
Che così folle ancor la mente mia.
Prendetelo per mano,
Horsù inchinatevi
Prima al Idolo mio
Fa la la la la la la,
Giratevi d’intorno
Fa la la la la la la,
Quel pensier salta troppo
Fa la la la la la la,
Non saltar, o pensiero,
Non vedi il tuo gran male
Ch’a cader va chi troppo in alto sale
Fa la la la la la la.
Non posso più sonare
La corda della speme è troppo falsa
E quella del desio volsi accordarla
Et essi rotta per troppo tirarla.
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shelfmark V.289.49
Record by Ivano Bettin