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Non so se mi capite?
Dico, ch’io sono amante;
E in adorare il vostro bel sembiante
Provo pene infinite.
Mi capite?
Avido di ristoro
Io vi confesso, o bella,
Che per vostra beltrà languisco e moro;
E con sommessa e tremola favella
Tutti del cor gli affetti a voi dimostro;
Vostro fui, vostro sono e sarò vostro.
Per esprimervi ancor l’incendio immenso,
Che al sen per voi mi accese il cieco Dio,
Dico, che al foco mio
Cede l’ardor de la città di Dite.
Mi capite?
Non conosco il riposo,
Non so, che cosa sia gioia e contento,
Gonfio al rivo co’ i pianti il seno ondoso,
E fò de’ miei sospir gravido il vento;
E pur ch’io possa saziare il guardo
Nel vostro volto amato,
Per cui sfavillo e ardo;
Con digiuno ostinato
L’esca vital non curo,
E il sonno agli occhi miei sempre trascuro.
Odio del sole il luminoso aspetto,
E martire d’amor, preda del duolo;
Tra l’ombre oscure taciturno e solo,
Lungi dal patrio tetto,
Sol desio di calcar spiagge romite?
Mi capite?
La cagion, che in tanto affanno
L’alma mia languendo sta,
Sol’è amor figlio tiranno
De la vostra empia beltà;
Solo (oh Dio) vostr’occhi fieri
Son gli arcieri,
Che m’avventano al sen mille ferite.
Non so se mi capite?
Dico, ch’io sono amante;
E in adorare il vostro bel sembiante
Provo pene infinite.
Mi capite?
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shelfmark ARCA VII 24.183
Record by Nadia Amendola