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Spaventato dal rigore
Di tiranna gelosia
Non vuol più l’arciero Amore
Soggiornar nell’alma mia;
Volge rapido il volo in altro loco;
Va lontano dal gel chi è tutto foco.
Questa furia abbominevole,
Ch’è qual’Argo a danno mio,
È sì orrenda e spaventevole,
Che atterrito un sì bel Dio
Non vuol trarre i giorni seco;
Fugge da chi ha cent’occhi amor, ch’è cieco.
Barbara gelosia, tuoi ghiacci algenti
Fan del Sicano colle
Tacer gli alti portenti;
Che se quel tra le nevi avampa e bolle,
Il tuo ghiaccio più crudo
Ammorza il mongibel che in seno io chiudo.
Flagellata da te l’anima amante
In martirio di gel languisce e geme;
Ond’egra e agonizzante
Conta del viver suo già l’ore estreme;
Ne pietosa la speme
Con le lusinghe sue più la conforta;
Quando un’alma è gelosa all’ora è morta.
Le manca a poco, a poco
Il calore amoroso,
Poiché un freddo affannoso
Figlio de’ geli tuoi, smorza il tuo foco;
Trema, vacilla e more,
È il gel di gelosia tosco del core.
Ecco non amo più;
Perfida gelosia trionfa e godi;
Son già disciolti i nodi
De la mia servitù;
Nò, no, non amo più;
Più ’l mio cor non è stretto
Da l’amate ritorte,
Che in stringermi più forte
Più mi davan diletto;
È libero il mio petto,
Che imprigionato fu;
No, No, non amo più;
Ma da quei lacci, che geloso infrango,
Se avvinto sospirai, pur sciolto io piango.
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shelfmark ARCA VII 24.28
Record by Nadia Amendola