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Redazione
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Spinto da gran desio
Deh, per pietade, oh bella
Ma lasso, ohimé, che veggio
Morirò, ma morto almeno
Poetical text transcription
Spinto dal gran desio
alla mia dea ne vo’ mesto e dolente.
Risolvo palesar l’affetto mio.
Ma giunto poi avanti il suo sembiante,
eloquente non son, ma muto amante.
Messaggieri amorosi escon dal seno,
di favellar il cor si msotra ardito
ma dal muto parlar viene impedito.
Così, folle, ne passo i giorni e l’ore
e se voglio narrar l’aspre mie pene
ella turba le luci alme e serene.
Misero, che farò in tanti affanni?
Astri, siete per me troppo tiranni!
Deh, per pietade, oh bella,
lascia la crudeltà.
Chi è fabbro de’ suoi disastri
non dia la colpa agl’astri.
Se sei d’Amor rubella
non troverai pietà.
Ma lasso, ohimé, che veggio?
Si turbò la mia bella e par che dica:
"Stolto, speri pietà? Son sua nemica!".
Perché tant’empietà, tanto rigore?
Crudel, brami ch’io mora?
Nuova Clizia d’Amor m’aggirerò
intorno a te mio nume e morirò.
Morirò, ma morto almeno
all’afflitto corpo esangue,
che per te sen’ more e langue,
tu per tomba dalle il cor.
Se il sepolcro è ’l tuo bel seno
al mio cor tocca la sorte
esser l’urna. Vieni, oh Morte,
per dar fine al mio dolor.
Country
Language
Shelfmark
collection Noseda
shelfmark A.39.2.6
Record by Stefano Aresi