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Maria Colomba (1649-1735), figlia di Marcantonio V Colonna (1606?-1659), VII principe e duca di Paliano, fu una suora del Monastero dei SS. Domenico e Sisto in Monte Magnanapoli di Roma dal 1656. "Costanza Vittoria" potrebbe essere identificata in sua sorella Vittoria (?-1706), suora dal 1659. Il "Casato Bologna" si riferisce alla madre Isabella Gioeni e Cardona (1603-1655), figlia di Lorenzo Gioeni [e Beccadelli] di Bologna, principe di Castiglione.
Si tratta del secondo componimento paraliturgico (musica di autore ignoto) posto in versi da Maria Antonia Scalera Stellini insieme alla Serenata spirituale dedicata a suor Maria Girolama Colonna (scheda n. 12567). A mio avviso si potrebbe ascrivere alla poetessa anche il testo dedicato a suor Olimpia Maria (1671-1746), figlia di Agostino Chigi (1634-1705), I principe di Farnese: '"OPERINA / SACRA / in Musica à 3:ᵉ co' Wiolini rappresentata in occasione che prende / l'Abito / FRANCESCANO / Nel Venerab:ᵉ Monast:ᵒ di / SAN GIROLAMO DETTO CAMPANZI DI SIENA / L'ECCELLENTISSIMA SIGNORA PRINCIPESSA / D. OLIMPIA CHIGI | [...] | L'Anno 1686" (incipit: Non ha la terra o l'onda; musica attribuita a Leopoldo Magini; partitura in V-CVbav, Chigi Q.VI.84).
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Poetical text transcription
Personaggi che parlano.
DUE ANGELI INTRODUTTORI.
FEDE.
IDOLATRIA.
S[ANTA] CATHERINA.
S[ANT']AGATA.
S[ANT']AGNESE.
S[ANTA] ROSA.
LA BEATA COLOMBA.
LA NINFA DEL RENO ITALICO.
Due angeli.
ANGELO PRIMO
Già dall'empirea stanza
Militanti divini
Hoggi araldi di gioia a voi veniamo,
A voi vergineo stuolo,
Ch'inornato, et humile
Co' schietta veste
Di candor celeste,
D'un puro amor scoprite
Chiarezze più gradite
Note d'eterni preggi.
Ecco da gli alti seggi,
Per voi ritorna in terra
L'elitropio di fede,
Prodigo di mercede
Dalla magion celeste al sacro choro
Porta degno tesoro.
ANGELO SECONDO
Ne viene a rimembrar l'alta memoria
Dell'havuta vittoria,
Là su 'l lido catano
Quando a quel mostro insano
Di sdegno acceso impuro foco estinse,
Donzella inerme, e vinse
Del superbo l'orgoglio.
Salda qual duro scoglio
A procellosa offerta
Di lingua al danno esperta,
D'eterni bene amante
Sprezzò lieta, e costante
Gli arabi tesori e gioie de gli indi,
Se un cor si trova quindi
A cui nascosto fia quel nome invitto
Legga, che su ’l mio petto Agata è scritto. (partono)
IDOLATRIA
Questa setta nemica,
Pur trionfante ad inasprir ne viene
Del mio caduto culto,
Del mio già perso honor le cicatrici?
Et io mirar potrò con questi rai
Del precipizio mio le mie ruine?
Ah? che le pene mie non han mai fine.
O rimembranza amara
De' miei persi trofei
Squarciate, tormentate,
Snervate, lacerate
Questo sen, questo petto, i spirti, e l'alma:
Fia vostra hoggi la palma.
Radoppiate il martire,
Lasciatemi morire.
Ma che dissi insensata?
A che tanto mi lagno?
Non son io forsi quella,
Che de' possenti; e tenebrosi regni
Anche a danno del ciel disserro i sdegni?
Non pavento alla pugna;
Si contrasti, s'assalti;
Con la forza, o l'inganno
Il trionfo s'atterri,
Vendette, ire, furor, dite disserri:
Purché l'idolatria resti vittrice
Fraudi, inganni, scongiuri, il tutto lice.
Su, su terribili
Mostri invisibili,
Atre fuligini,
Dense caligini,
In questo loco
Tartareo foco
Accendete, spandete,
Schernite, incenerite,
Il volo, li trofei, l'ardir turbate
E voi con me l'inferno hor vendicate.
Fede con libro, e face.
FEDE
Tanto ardir temeraria in mia presenza
Fiamme, incanti, disturbi,
O ministra d'Averno,
Vomito di Cocito,
Osar credesti a mio dispetto e scherno?
Che può contro la fede?
Chi contro l'humiltà, chi contro il cielo?
Parti perfida, parti, e vanne, dove
Stigio foco respira
Odio, invidia, furor, dispetto, et ira:
E fia di quell’ardore,
Ch'al ciel tentare osasti, esca il tuo core;
Che dov'è fede, ogni battaglia atterra
Né contro il cielo, il foco mai fe' guerra.
IDOLATRIA
Non ti cedo no, no, no
Altri lacci tenderò,
Altri inganni provarò,
Sempre contro ti sarò.
FEDE
Non ti cedo no, no, no?
Tu contro me?
IDOLATRIA
Io contro te.
FEDE
Tediosa contesa.
IDOLATRIA
Ed io ti sfido a pertinace impresa.
FEDE
Il mio valor, tuo petto hor proverà.
IDOLATRIA
Il mio sdegno alla Fé, mai cederà.
FEDE
Tu cederai sì, sì. (scopre la Fede nel libro la croce, e li tira un colpo con la face)
IDOLATRIA
Non cederò no, no.
FEDE
Alla possa, al valore
Di questa insegna, e questo lume invitto,
Cadrai mostro infernal, cadrai trafitto.
IDOLATRIA
Alla mia fraude, e tenebrosi rai,
Gran nemico s’oppon, son vinta ahi, ahi. (cade l'Idolatria vicino l'ingresso della scena)
Humiltà, e Fede.
HUMILTÀ
Quai bellici stromenti
Con rimbombo noioso
Mi percuote l'udito? o Dio, che c'è?
Un esangue qui miro, ivi la Fé?
FEDE
Chi vuol pugnar col ciel, tal premio aspetta,
E se tarda a ferir, fa più vendetta.
Questa, che quivi al suolo,
Semiviva ne giace,
E l’ignorante, e sciocca idolatria,
Che d'offuscar credea la face mia.
Tu ben giungesti a tempo, io te cercavo.
Ch'all'invitto trionfo
Di Agata la sicana,
Che nel tuo albergo hor celebrar si deve,
Vuol il ciel, che ne sii (lo vuol ragione)
Hospite, spettatrice e gran campione.
Tu caparra di grazie,
Di pace genitrice,
Vigor dell'alme, e di virtù nodrice,
Tu, nel tuo sacro impero,
Lieta cogli l'allor, ch'io partirò,
Anzi invisibil qui, teco starò.
HUMILTÀ
O foriera di luce
Segretaria del cielo
Interpetre [i.e. Interprete] di Dio, vittrice eterna;
Perché tanto arricchir, tanto lodare
Me povera di merto, e di virtù,
Serva abbietta ch'è nulla, e nulla fu,
Nulla li sensi miei, li miei vantaggi.
Nulla è mia gloria, nulla il mio desiro.
FEDE
Effetti d'humiltade, io mi ritiro.
Humiltà sola.
HUMILTÀ
Effetti di gioia,
Di speme, e d'ardore,
Ch'al sen contrastate,
Deh lasciate ahi per pietà,
Che respiri, che sospiri
Il mio cor ch'oppresso sta.
Nulla sono, o mio Giesù,
Né mai nulla fei per te.
Né pur può tanta mercé
Forma vil capirne più,
Nulla sono, o mio Giesù. (compariscono le cinque sante)
Ma che vegg'io, qual sole,
Oppur da quanti soli
Di me l'albergo humil, vien illustrato?
Ecco del cielo i pegni.
Ecco lo stuol beato,
Che co' splendido viso
Fan nell'imo terreno un paradiso.
Lumi non v'abbagliate,
I raggi omai soffrite,
Il trionfo ammirate
E voi figlie dilette hoggi gioite.
S[anta] Catherina, s[ant']Agata, s[ant']Agnese, s[anta] Rosa, la b[eata] Colomba.
SANTA CATHERINA
Dall’empireo a calar hoggi m'invita
Di me l'ardente amore,
Di voi il puro affetto,
Che con dardi d'honor, scolpii nel petto;
Voi spose del mio sposo
Di me figlie e sorelle
Dal mio valor difese, al ciel guidate.
Del mar di questo mondo
E de' lacci d'Averno,
Lieti i nodi schernite, e le procelle.
Ché se 'l mondo tempeste ha per sua calma,
Fede, a un naufrago core è porto, e palma.
SANT'AGATA
Rallegratevi, gioite.
SANT'AGNESE
Consolatevi, stupite.
SANTA ROSA
Che potenza inaudita.
BEATA COLOMBA
Che clemenza infinita.
TUTTE
Del sommo re del cielo;
Cangia le spine in fiori, il foco in gielo.
S[ant']Agata rivolta alle monache.
SANT'AGATA
A voi stelle del cielo, ai di cui raggi
Cheta non si raccoglie
La genitrice altera
Degli ombrosi orizonti
Ma ben l'ardente schiera
Di serafiche voci,
Che con dolce armonia li vanti, e pregi
Cantan del re, de' regi.
A voi soli nel mondo, entro i cui petti,
Scintillante d'ardor l'amor divino
S'alimenta, e si nutre,
A voi dico, giuliva,
Trionfante, e festiva,
Invitta sprezzatrice
E sprezzante vittrice
De gli incendi, e martiri
Vengo per incontrar vostri desiri.
Se prendete diletto
Del mio verace affetto
Con l'esterno il gradite
Rallegratevi, gioite,
Consolatevi etc.
Arietta come sopra.
SANTA CATHERINA
E ben poteva, o mie sorelle care,
La vostra tutelare
Di quel mostro tiranno
Prender le fiamme a gioco,
Ché non può terreo foco
Incenerire un core,
Ch'arde, che brugia di divino amore.
SANT'AGATA
Anzi, ad onta, e rossore
Dell'empio, e crudo mostro,
Entro il sulfureo chiostro,
L'elemento rabbioso
Mi diè con scherzi, e giri
Un ricetto amoroso.
SANT'AGNESE
Ammirate, o mie dilette,
Che qual scoglio, né dolcezze
Né men pur le rigidezze
Poteo mai intenerire
Quel cor, che per Giesù chiedea morire;
Anzi al ministro crudo
Di quell'angue mal nato
Tutta costanza offerse il petto ignudo.
SANT'AGATA
D'indiscreto amator empio divenne;
Né torture, né sangue,
Né vetri, né coltelli,
Né piombi, incendi, e lame
Sodisfar mai poteo l’ingorde brame;
Ma spinto dal furore,
Con pena inusitata,
D’un novello martor, fessi inventore;
Ma se svelse dal seno
A me tenera mamma?
Il vergineo candore
Tra gli avori di fede,
Mantenni intatto al mio diletto amore.
SANTA ROSA
E con ferri, e catene,
In carcer tenebroso
Corse lieta, e costante
Qual sitibonda amante,
Per strada più spedita
Al fonte della vita.
SANT’AGATA
Un core innamorato, e puro affetto,
Ogni pena, e dolor cangia in diletto.
BEATA COLOMBA
Né pur straggi, e crudeltà
Impedire, arrestare,
Il gioire, e l'amare,
A quel cor, che tutto amore,
A quel sen, che tutto ardore,
Abborriva ogni pietà.
SANT'AGATA
Tra barbarie, et empietà
Ben sperai dal ciel mercé,
Che se fu Giesù con me,
Fui tra lacci in libertà.
SANTA CATHERINA
Domatrice del senso
Tra ritorte, et aculei,
Tra minaccie, e lusinghe
La castità, la fede,
Che tra virtù maggiori
Splendan in lei, come più chiare faci,
A i detti empi, e fallaci
Del tiranno crudel la reser sorda,
E mentre il corpo espose alli martori
(O potenza, o valor di fedel alma)
Avvinta vinse, e vinta hebbe la palma.
SANT'AGATA
La sentenza fatal della mia vita
Per fede, e carità mi fu gradita.
SANT'AGNESE
Gareggiava con fede, e carità
Qual scala di virtude anch'humiltà.
SANT'AGATA
Vil dono è lo splendor di sangue illustre;
La gloria, il vanto, il pregio è l'honor mio,
Fu quando mi fei serva al vero Dio.
SANTA ROSA
Terso specchio vi sia, o mie compagne,
Gli abborriti tesor di questa invitta;
Che benché povertà brutto ha l'aspetto,
Nel mirarla, humiltà prende diletto.
SANT'AGATA
Mendico è quel tesor, che posseduto
vien da superbo core;
solo il tesor del ciel, l'alta ricchezza
supplica un humil cor, stima, et apprezza.
BEATA COLOMBA
E se 'l suo cor di patienza armato
Soportò tai martiri,
Ben riconobbe humile,
Tutta armata di zelo,
Che sì alto tesor venia dal cielo.
SANT'AGATA
Mille lingue bramai, e mille cori
Per consacrarli al cielo,
Per confessare a gara,
Ché senza aiuto del motore eterno
A sì vasto martoro, e sì tenace
Era angusto il mio cor, l'alma incapace.
SANTA CATHERINA
Sovra un'alma, che grata
D'empir di lode il ciel, non è mai sazia
Manda a diluvî i suoi tesor la grazia.
SANT'AGNESE
Chi dello sprezzo ha la fatal saetta,
Fa del fasto mondan degna vendetta.
SANTA ROSA
Ogni valore abbatte,
Ogni trionfo avanza
Chi arma con l'insegna di speranza,
Questa vinse il furor di quelle fiere,
Che d'Agata le membra
Con le bocche voraci,
Quando credean ferir le davan baci.
BEATA COLOMBA
E ferma nell’orar sin al suo fine;
Con vele sciolte, e rapidi torrenti
E con guida di stenti,
Tra turbini, e procelle,
Già qual nocchiero accorto,
Prese del cielo il porto.
SANTA CATHERINA
Ad imitar virtù sì rare (o figlie)
Agata hoggi v'invita.
Ché lo sposo divin sprezza quel core,
Ch’ignudo di virtù spegne l'amore:
Sol con ardente voglie,
Quel ch'è ricco di merto in seno accoglie.
SANT'AGATA
O mie compagne al ciel, compagne al merto
Quella virtù, ch'al seno
(Come v'è noto a pieno)
Prodiga a me drizzò li raggi suoi,
Quella qual puro sol, riluce in voi. (si rivolge alle monache)
Voi dunque, o mie dilette,
Che dal terren commercio,
E da mondani insulti hor siete sciolte,
Che nell'agon d'un chiostro
Domate con la fé lo stigio mostro.
Voi che deste, e legaste,
Ne' sacri lacci de gli altrui precetti,
Con libero voler le proprie voglie,
E con invitto cor le proprie spoglie.
Voi dunque hoggi seguite
Di sì rare virtù gli alti vestigi;
Che beata è quell'alma,
Ch'in spinoso sentiero
Vanta d'un puro core il pregio vero.
Io già d'amore ardente
Da' cardini del cielo
Col mio sacrato velo,
A benedirvi, a rallegrarvi venni;
Voi liete al cor, col viso humile, e chino,
Seguite il mio camino.
Sant'Agata porta il velo in processione accompagnata dalle quattro sante, e dui angeli, e mentre girano la scena Humiltà dice.
HUMILTÀ
Care stelle,
Stelle belle,
Che rotate,
Che fregiate
Con bei lampi
Gli humil campi,
Deh fermate i vostri giri,
Consolate i miei desiri.
Ardori, splendori,
Ricchezze, dolcezze,
Accenti, contenti
Capir chi vi può?
Più gioia gradita,
Ch'al cielo c'invita
Bramare io non so.
Questa è pur troppa mercé
O mio Dio, che doni a me. (tornate le sante cantino insieme)
LE SANTE
O velo pregiato,
O fregio di gloria,
O dono bramato
Del cielo, o memoria,
All'alma vittoria.
SANTA CATHERINA
Sia lancia, sia strale.
SANT’AGNESE
Sia scudo fatale.
SANTA ROSA
Del perfido telo.
BEATA COLOMBA
Al varco del cielo.
TUTTE
Sia grazia, sia palma,
Sia scorta dell’alma.
SANTA CATHERINA
Su, su spose, et ancelle
Di Giesù, a noi sorelle;
Su venite, abbracciate,
Riverite, adorate
Con vero, e caldo zelo.
TUTTE
Di Agata la vittrice il puro velo.
Compariscono dui ang[i]oli con un canestrino per mano, nelli quali vi saranno reliquiari, agnusdei, rose, e brevi.
SANTA CATHERINA
Al trionfo più bel, pompa maggiore,
Fia caparra, fia segno
Del vostro merto, e nostro eterno affetto,
Questa merce, che in dono
A voi portiamo dall’empireo trono. (prende un reliquiario, e segue)
Questi ch'io scelsi a voi
Et adorni, e fregiati
Di celesti rubini,
Son gli avanzi divini
De' fortunati heroi,
De' martiri campioni,
Che con fervore alato,
Con l'elmo della fede,
Con lancia di costanza,
E d'amica speranza
(In tazza di smeraldo)
Avvivâro li spirti,
Impugnâro il valore,
Atterrir, atterrar mostri, e tiranni.
E tra più fieri affanni,
Tra barbarie, et empietà,
Tra legamim e crudeltà,
Tutti ardenti di zelo,
Per l'acquisto del cielo,
Il patire, il morire
Fu viver, fu gioire.
E per l'amante Giesù
Stimar lor libertà la servitù.
Sant'Agnese prende l'agnusdei, e dice.
SANT'AGNESE
Se dar bramate al vostro humile agnello
Anzi all'amor divin già vostro sposo
Un sicuro riposo
Custodite pudica
De' vostri cor la rocca,
Ché d’invincibil core
S'invaghisce, e compiace il sommo amore.
S[anta] Rosa prende le rose, e dice.
SANTA ROSA
Nel verde del mio aprile,
All'aurora di grazia,
Spuntò l'eterna rosa,
Che nel terreno del mio picciol mondo
Il mio sposo giocondo
Ne fece inserto in rozzo sterpo, e vile.
Questa, a quella simile
Il celeste amatore
In linguaggio d’amore invia a voi,
Per liquefarsi tra gli ardori suoi.
La beata Colomba prende li brevi, e dice.
BEATA COLOMBA
Questi che chiaman brevi
Grati al ciel, cari al mondo,
Han sì possente il pondo,
Han sì vasto il valore,
Che l'incendi, e furor, lo sdegno, e guerra
Del mondo, di Satan estingue, e atterra.
DUE ANGELI
Al prodigo cielo
Sospiri si mandino
Di grati fervori:
Le voci si inalzino
Di glorie, ed honori,
Hor che benigna aurora
Di doni eterni l’humil suolo infiora. (partono)
SANT'AGATA
O quanto a par de' doni
Inestimabil sono (o mie dilette)
I documenti rari,
Che con saggio racconto
Delle proprie, ed altrui virtù possenti
A queste di Giesù spose, et ancelle,
A me care, e gradite, a voi sorelle,
Fecondaste le menti,
Ravvivaste gli spirti,
Accendeste gli ardori
Per incontrar veloci
De' lor fieri avversari, incendi, e croci.
Humiltà da parte.
HUMILTÀ
Divini accenti d’armoniose voci.
S[ant']Agata rivolta all'Humiltà segue.
SANT'AGATA
Anch'in memoria del mio verace affetto
Vuo' lasciar questo velo,
Ch'a te scala del cielo,
Paraninfo di Dio
Hoggi lieta consegno.
A te lo di cui impero
Da saette sicuro il fasto calca;
A te divino Anteo
Ch'atterrata, abbattuta
Rinovelli le forze
E trionfi perdendo;
Tu dunque lo conservi, e tu rincori
Di questo invitto stuolo i forti cori.
TUTTE
Tra strani tormenti,
Tra spine, tra stenti,
Soffrite,
Rapite
Il cielo su, su;
Ch'in terra patisce,
Gioisce là su.
Che intanto con palme
Le vostre invitte alme,
Con gioia, e con zelo
Attendiamo nel cielo. (partono le sante)
Humiltà sola.
HUMILTÀ
Il giorno, ch'adorno
Mio stuolo rendé
Ch'infiora, ch'indora
Mio core dov'è?
Quel sguardo, ch’un dardo
All'alma vibro,
Fu face verace,
Che 'l cor illustrò;
Fu telo del cielo
Che 'l seno impiagò.
Da lacci di vita,
Da gioia gradita,
D'ardore, e splendore,
D'eterna beltà
Dell'alma l’amore
Staccar non si sa.
Mio core, mie care, mio Dio e dov'è?
Del cielo il gioire partito è da me.
Fede, e l'istessa.
FEDE
Deh ferma, e cheta homai
Gli ardenti tuoi desiri,
I possenti sospir, che ben si sa,
Quanto lù su nel ciel puote Humiltà.
Che se di brama, humil sospir disserra
Con valore ineguale,
Con potenza vitale
Trahe già col cielo il paradiso in terra
Quell’amazoni invitte,
Che già festive al ciel stesero il volo,
Nel sen del sommo amore
Tra li gradi di gloria
Vantano sol per te pregio maggiore.
Dunque lieta consoli
Co' tuoi tesori eterni
Di quest'alme innocenti
Le combattute, e le smarrite menti;
Che perir non potrà
Chi nel seno profondo,
Del mar di questo mondo,
Per nocchiero ha la Fé, nave Humiltà.
HUMILTÀ
Tua ministra sarò, ch'io nulla posso,
Al tuo braccio, e voler alto, e possente;
Che con minimo cenno
Trahe l'onda da' sassi,
Arresta i draghi, e li leoni ammansa;
Che cangia il luogo a i monti;
Che commanda l'inferno;
Che con valor, e trionfante fama
Fin dall'abbisso i morti a viver chiama.
A tanta possa (dico)
Per mia fatal ventura
Di quest’alme il tesor offro sicura.
Ché dal tuo impero il vero lume uscio,
E senza li tuoi rai nulla son io.
Fede sola.
FEDE
Di tanti honori, e doni,
Che in questo dì festivo,
D'Agata invitta a voi compare il cielo;
Date in voce canore
Al fonte d'ogni bene,
All'eterno motore
Contrasegni di applauso, e di stupore,
Ch'io pur senza partire
Da questo fido impero,
Tra barbari men vo dove sper'io
Pescar alme pel cielo,
Dove lo stigio telo
Rapido impiaga, e più sicuro uccide;
Dove la falsa legge iniqua, e ria
Di sciocca idolatria
Si coltiva, e si nutre;
Là veloce men corro.
Voi alme al ciel dilette
Porgete ardenti prieghi
Al re del sommo choro,
Ché del conflitto fier porti l’alloro,
L'inferno sì, sì, sì
Proverà, vederà
Quanto può, quanta fa
Vera fede in un dì.
Prenderò le difese,
Vendicherò l'offese
Di quel Signor ch'affisso
Sovra un legno spirò con bel morire.
E tra più rei vuo' con invitto ardire
Il nome predicar del crocifisso.
Parte la Fede, e l'Idolatria, traversando la scena dice.
IDOLATRIA
A profondarmi io vo dentro l'abisso.
La Ninfa del Reno italico con due ghirlande di palme, allude al casato Bologna, in lode delli seguenti nomi.
NINFA DEL RENO ITALICO
Di Costanza Vittoria
E di Maria Colomba
L'innocenti ali, e 'l nome unico al cielo,
L'eterno alloro, e le prodezze audaci
Non solo del mio Reno
Rendon fastoso il crin, superbo il seno,
Ma di fama verace
L'armonico suo zelo;
Ch'in rimbombo divino
Non sol da polo, a polo
Di sì alte virtudi il grido inalza,
Ma fin là su nel ciel con aurea tromba,
Di nomi sì pregiati,
Di soggetti sì grati
Si rallegra, e si gloria.
Da grido sì sonoro
Spint’ad uscir dal mio sereno letto.
Qui sotto l'humil tetto
Vengo per inchinar tanto tesoro;
Ché se l'origin tragge
Dal mio famoso impero;
Dal suo trionfo altero
Si feconda, e s'infiora
Il lido, e 'l campo mio;
Tributaria dunque io, all'inclite alme,
Offro del fasto mio, l'altere palme.
Country
Language
Shelfmark
shelfmark 71.11.A.4.133
Record by Giovanni Tribuzio