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Frontespizio [a p. VI]: "LI / DIVERTIMENTI / POETICI / DI / MARIA ANTONIA / SCALERA STELLINI / D'Aquaviva / DEDICATI / All. Em.ᵐᵒ e Rev.ᵐᵒ Sig. il Sig. Card. / SIGISMONDO / CHIGI / Per la Sacra Religione di Malta / Gran Priore di Roma. // In ROMA per il Mascardi. 1677. / Con licenza de' Superiori."; Imprimatur di Jacopo De Angelis (1611-1695) e Raimondo Capizucchi (1615-1691) [a p. VII]; indice alle p. 283-303; Errata corrige s.i.p. [= p. 304]. Il testimone a stampa utilizzato proviene dalla collezione del cardinal Rospigliosi (cfr. l'immagine). La seconda parte de Li divertimenti poetici fu pubblicata postuma nel 1706 da suo marito Silvestro Stellini ("LI / DIVERTIMENTI / POETICI / DI / MARIA ANTONIA / SCALERA STELLINI / D'ACQUAVIVA / PARTE SECONDA / Postuma / DEDICATA / All'Eminentiss. e Reverendiss. Signore, / IL SIGNOR CARDINALE / GASPARO / CARPEGNA / Vicario di Roma &c. // IN ROMA, MDCCVI. / Nella Stamperia di Antonio de' Rossi / alla Piazza di Ceri / Con licenza de' Superiori.").
Seconda scheda della raccolta comprendente l'intero canzoniere (n. 15-161) di Maria Antonia Scalera Stellini (1634-1704), poetessa di Acquaviva delle Fonti ascritta all'Accademia dell'Arcadia di Roma il 20 giugno 1694 con il nome di Aricia Gnateatide (alcune informazioni biografiche, anche inedite, sulla sua famiglia sono presenti nelle schede n. 12621, n. 12622 e n. 12664). Esso è formato da 144 componimenti poetici sia sacri che profani (principalmente canzoni, madrigali e sonetti più 3 risposte di Michele Brugueres, Giovanni Battista Leo e Francesco Antonio Vitale), scritti dall'autrice nell'arco temporale di un decennio (all'incirca dal 1667 al 1677). Degne di menzione sono le due opere paraliturgiche, per musica di autore ignoto, eseguite nel Monastero dell'Umiltà di Roma: Serenata spirituale (per suor Maria Girolama Colonna) e Il trionfo di sant'Agata vergine e martire (per suor Maria Colomba e suor Maria Alessandra? Colonna); cfr. le schede n. 12567 e n. 12585. Ulteriori riferimenti musicali, riguardo alle rappresentazioni di diverse commedie presso il Palazzo Chigi di Ariccia, si possono trovare nelle schede n. 12241, n. 12259, n. 12275 e n. 12667.
La lista dei dedicatari (con il n. dei componimenti) è la seguente: Olimpia Aldobrandini (1); Giovanni Giuseppe d'Austria (1); Emilio Bonaventura Altieri [Clemente X]; Eleonora Boncompagni (1); Maria Virginia Borghese (1); Michele Brugueres (3); Carlo Carafa della Spina (1); Agostino Chigi (1); Alessandro Chigi (1); Augusto Chigi (1); Fabio Chigi [Alessandro VII] (1); Flavio Chigi (1); Laura [Flavia Virginia] Chigi (2); Sigismondo Chigi (2); Angelo della Ciaia (1); Girolama [Maria Colomba] Colonna (1); Teresa [Maria Girolama] Colonna (2); Vittoria [Maria Alessandra] Colonna? (1); Domenico Maria Corsi (1); Lelio De Franchis (2); Geronima Doria (1); Giovanni Felice Fedele (1); Aurelia Maria Francavilla (1); Tommaso Luigi [Aloiggio Battista Antonio] Francavilla (1); James Alban Gibbs (1); Maria Guzman Colonna (1); Giovanni Battista Leo (1); Livia N. (1); Carlo I de Mari (1); Blaso Antonio [Domenico Maria] Masiello (1); Maria Massimi (1); Cosimo III de Medici (1); Primiana Molignano (1); Vincenzo Maria Orsini [Benedetto XIII] (1); Domenico Ottomano di San Tomaso [Sultan Osman] (1); Giovanni Battista Pamphilj (1); Giovanni Battista Peparelli (1); Mario Piccolomini (1); famiglia Pusterla (1); Giacomo Ricci (1); Bernardino Rocci (1); Clemente Domenico Rospigliosi (1); Felice Rospigliosi (1); Giacomo Rospigliosi (1); Giulio Rospigliosi [Clemente IX] (2); Francesco Scalera (1); Tommaso Maria Spada (1); Bonaventura Spadone (1); Carlo II di Spagna (1); Tommaso Giacinto Stella (1); Silvestro Stellini (1); Pietro Paolo Vegli (1); Francesco Antonio Vitale (2); Alessandro Zondadari (1).
Per la serie dei 14 componimenti poetici dedicati alla Scalera Stellini (n. 1-14) cfr. la scheda n. 12668.
N.B.: La dicitura "autore del testo per musica", a esclusione delle schede n. 12567 e n. 12585, è da intendersi come "autore del testo poetico".
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Poetical text transcription
[P. VIII-XI]: "Eminentissimo e reverendissimo signore padron colendissimo. Se dalla sommità dei suoi splendori, dal colmo delle sue grandezze, e da gli heroici fatti di sua prodigiosa virtù (quali ergendo le colonne all'eternità della gloria prescrivano i termini ad'ogni humano intelletto) non trasparisse qual da lucido cristallo, la generosa nobiltà dell'animo di vostra eminenza, haverei dubitato, che nel concorso di tanti applausi, e che nel cumulo di sì impareggiabili honori, non avesse sortito luogo il tenue tributo della mia devota osservanza; questa confidenza, eminentissimo signore m'assicura, che 'l vastissimo cielo del suo merito non isdegnarà mirare nella notte del mio ingegno, il fiacco lume di picciolissima lucciola, e che quella stella, da cui viene ornato, compartirà, qual lucidissimo sole, i suoi raggi anche nelle più infime paludi del mio nulla. Con tal scorta dunque humilmente vengo a presentarle queste poche gocciole d'Aganippe, supplicando l'eminenza vostra ricerverle, non con freddi humori di povero stile, e d'ignuda eloquenza, ma come stille accese nel vivo centro d'una ossequiosa servitù, degnandosi honorarle del suo riverito patrocinio, acciò possa gloriarmi, se non hebbi la musa amica nel comporle, haver avuto la sorte fautrice nel dedicarle; meditando nell'arringo de critici sotto la tutelar difesa di si poderoso campione non dubito, che benigno non accetti l'offerta; me n'assicura quella bontà, che la rese l'epilogo delle meraviglie, & il dispensiere delle grazie, delle quali quanto meno se ne scorge incapace il mio merito, tanto più ravvisarà il mondo l'indole generosa del suo cuore, e l'inimitabile magnanimità dè suoi costumi, quali sò, che scusaranno il mio ardire, & ingrandiranno la picciolezza del dono; con che chinandomi riverente à suoi piedi, mi dichiaro per sempre. Di vostra eminenza. Humilis. devotis. obligatis. serva. Maria Antonia Scalera, Stellini."
[P. XII-XV]: "A chi legge. Lo stesso titolo del libro darà à penetrare à tuoi lumi (saggio lettore) ch'io non vivo trà gli agi della fortuna, ma trà disagi del destino, le cui mordaci non permettono in Parnasso tener lunga conversazione cò metri dell’armoniche muse. Non può tutta vivere alli studi, chi hà da far studio per vivere. Voglio, che solo resti edificato di mè, che una fatiga hò fatto sollievo dell’altra, che dopò il lungo tedio di pungere tutto dì le tele con l'ago, hò per divertimento la sera atteso à pingere con la penna le carte, a punto come i fanciulli, che dopò scola si solazzano ad imbrattare i fogli cò sbozzati fantocci. Mi dirai, che abozzi di sera dovevano essere sepelliti nella notte del silenzio, non farli di balzo comparire sù l'aurora à lumi del mondo critico con le stampe; rispondo non stimare ambizione di genio, ciò, ch'è stato tributo d’osservanza. L'ossequio devo à commandi di chì può, e l'ubidienza ch'è cieca, mi fa dar l'ombre alla luce. Se le mie composizioni non giungono sù l'erto di quelle cime, ove l'arguzia, e l'acutezza dè moderni han posto le colonne del non plus ultra allo stile, devi compatire, che non può seguire i passi di gigante il piè debole d’una donna, che se trà l'armonie più acute, e più sonore d'Euterpe, e Clio fan dissonanza di metro, ti ricordo, anco sù la cetra di quel musico locrese lo stridulo garrir d'una cicala suppli d’una corda rotta le veci. Se bene le virtù tutte son vestite da donne, e con nomi feminini chiamate, sò che per lo più trà maschi hoggi si trovano, la cui generosità sò, che conoscerà, che sempre è oggetto di compassione chi è donna. Mi protesto però, che le voci fato, destino, idolo, adorare &c. sono espressivi poetici, non sensi d'una penna, che si vanta d'essere più cattolica, che poetica. Ne intendo (tolga Dio) pregiudicare alcun particolare quando, ò d'abusi dè vizij moderni, ò della virtù conculcata favello, solo intendendo di astratte idealità, non di persone reali, che avezza solo a far sù le tele punture innocenti, protesto, che, la penna, e l’ago mio non è quello di Silvia con Marco Tullio. Vivi sano."
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