Record num. 12262

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Constituent unit

Type of record

Printed text

Date

Single known date, 1677

Title

La poesia nascosta[.] / Canzone.

Music format

Not applicable

Linked names

Is part of

Physical description

P. 53-58

Watermark

Not recorded

Uniform title

Bibliography

Guida 2014: p. 42-43
Liuzzi 2003: p. 34, 46
Liuzzi 2004: p. 16, 19

Poetical text transcription

S'ostinato a mio danno
Col cielo, e con natura
Già congiurò dal dì ch'io nacqui, il fato.
L'alma, che de l'affanno
Sprezza la ria figura
Men doglioso tal'or rende il mio stato.
Un dì, giusta l'usato,
Intenta al mio telaio, in humil stanza
Compartendo i color con basso ingegno
A non vile disegno;
Per dare a finto fior vera sembianza:
E con arte, anzi ardir, rozzo lavoro
Fregiar lieta credei di verde alloro.

Scalza, humile, e discinta
Donna vidd'io ch'assisa
S'era al fianco vicin mio con stupore.
Nella gonna succinta
(Benché in più luoghi incisa)
Leggeansi i segni altier del suo valore.
Virtù, pregio, e splendore,
E quanto ha in sé di bello il cielo accolto.
Quanto ha di stima il mar nel cupo fondo;
Quanto ha di vago il mondo;
Tutto chiuso ammirai nel suo bel volto;
E per rendermi il cor via più conquiso,
Drizzò ver me la voce, il guardo, e 'l viso.

Figlia son del gran Giove,
Disse soave, e altiera,
Vergine dea, che non pavento oblio:
Quella, ch'ogn'ora piove,
A ben ingrata schiera
Virtù maggior; la Poesia son'io.
Fuggo lo sprezzo rio
Stanca più di soffrir, mentre il bel fiore
Di mia honestà, di mia beltà nativa
Audace, ingombra, e priva
Empia man, stil mordace, osceno amore:
E v'è chi vuol freggiar membra sì caste
Di vesti non pudiche impure, e guaste.

Per li pubblici fori,
Fatta donna di mondo,
Mi carcano di biasmo, e di bruttura.
Vanta encomi maggiori
Chi d'infamie secondo
Sovra vil parco a violarmi ha cura;
E per più mia sciagura
Di mozza statua ancor scherno mi fanno,
Che sbrana un puro amor d'alma innocente
Ferma fé, casta mente
Chi tra 'l sesso virile è più tiranno,
Sollo io, che per seguirlo, acquistar un soglio
Strazio, esilio, rancor, odio, cordoglio.

Sì disse, e tacque, quando
A me si fêr palesi
L'istromenti divini, i sacri allori.
Io di sdegno anhelando
Dissi, de' lacci tesi,
Punir qui ne potrai li crudi autori.
Qui tra solinghi horrori
Di nebbiosa fortuna, or resta esclusa
La diligente spia de i spirti altieri.
Qui non è chi la speri,
Se 'l proprio sesso a disprezzar sei usa;
Indi avvien poi, che di malvaggio stile
Il soggetto noi siam più reo, più vile.

Canzon le voci affrena,
Taci, non più garrire, ah non scovrire
La dea con vano ardire;
Fuggi di questo ciel l'usanza ria
Ché del proprio tuo ben saresti spia.

Country

Italy

Language

Italian

Shelfmark

I-Rn - Roma - Biblioteca Nazionale Centrale
shelfmark 71.11.A.4.62

Record by Giovanni Tribuzio
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