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Redazione
Physical description
Watermark
Not recorded
Notes
A p. 204: «Sinfonia»; a p. 216: «Segue.»; alle p. 227, 232, 268: «Ritt.º»; a p. 230: «Ar.»; alle p. 234, 252, 277: «Segue l'Aria.»; a p. 267: «Ritt.º subbito.»; a p. 295: «Voltate presto.».
Uniform title
Scoring
Bibliographic repertories
Bibliography
Analytical description
Io, depresso in battaglia
No che non voglio vivere
Vieni, oh morte, su, vieni
Scaglia il brando, impiaga, uccidi
Guerrieri, ohimè, guerrieri
Io vi lascio, addio, ché moro
Dunque io deggio morir, io che più volte
Non curo l'ardire
Vanne, ardisci; ma no, fermati, oh core
Ch'io, per man del mio rivale
Ecco, impugno lo strale
Aprimi il petto, uccidi
E acciò veloce
Cesare, hai vinto, ecco Caton che more
Poetical text transcription
Io, depresso in battaglia,
Io, sospeso agl'allori,
Vile esempio d'eroi viver più deggio?
Mori, oh mio cor, ché se tu vivi è peggio.
Ove siete, oh fortezze,
Ove siete, oh valori,
Glorie mie dove andaste,
Ove arditi pensier l'ali abbassaste?
Alma mia, tu che pensi?
Scaglia il brando crudele,
Immergilo nel sen pria che spietato
Cesare, il tuo nemico,
Vibri il ferro letale.
Mori pria di morir, pria che t'assale.
Catone, ohimè, Catone,
Fulmine di battaglia,
Turbine di Bellona,
Vero o[g]getto d'eroi, vivo tormento
Come lasso pur vivi?
Chiudi, afflitto Catone, i dì festivi.
No che non voglio vivere,
Uccidimi, oh dolor,
Ch'io torni a sopravvivere
Non è contento il cor.
Vieni, oh morte, su, vieni,
Avventami nel sen tua falce ardita;
Sei per altri crudel, per me gradita.
Scaglia il brando, impiaga, uccidi,
Su, mia destra, e che si fa?
Pur ch'il reo di me non ridi,
Sei pietosa all'empietà.
Guerrieri, ohimè, guerrieri,
Roma invitta, Pompeo, patria, consorte,
D'Utica il duce ecco a morir se 'n corre.
Voi, se pietosi al core,
Le mie pene ascoltate, il mio tormento,
Sovra altare odoroso,
All'anima che parte
Apprestate le pire, i morti agnelli,
Serbino i miei trionfi i chiusi avelli.
Io vi lascio, addio, ché moro,
Care mie schiere feroci,
Lagrimate al mio martoro,
Date al ciel le meste voci.
Dunque io deggio morir, io che più volte,
Quasi al primo ferire,
D'allori martïal cinsi le tempie?
Chiudi i labri malnati,
Glorïoso mio cor; no, che non voglio,
Pria che ceda in battaglia,
Di cipressi adornare il mio valore.
Solo invitto è quel cor che pugna e more.
Non curo l'ardire,
Non prezzo il rigor,
Avvezzo a ferire
Son tigre al valor.
Vanne, ardisci; ma no, fermati, oh core,
Dove corri, che tenti?
Temerario tu sei quando che solo,
Tra mille schiere e mille,
Spingi i strali omicidi.
Vincerai se crudel te stesso uccidi.
Ch'io, per man del mio rivale,
Cada esangue è vanità.
Morte ria, dispiega l'ale,
Vieni, oh Dio! su, per pietà.
Ecco, impugno lo strale,
Spingo il braccio a ferire.
Oh Dio! ma ferma,
Ferma, oh core, che tenti?
Pria che morto al morir, moro ai tormenti.
Aprimi il petto, uccidi,
Squarciami, oh strale, il cor.
Ad onta di mia sorte,
Felice io corro a morte,
Esempio di valor.
E acciò veloce
Spieghi i voli più arditi
L'anima al suo partir, le mie ferite
Apro al seno più fiere.
Vanne, ardito mio core,
Cesare, hai vinto, ecco Caton che more.
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shelfmark Mus.2056-J-1 .3
Record by Giovanni Tribuzio