Record num. 10732

Bibliographic level

Constituent unit

Type of record

Handwritten music

Date

Uncertain date, 1690

Title

Largo Del S.G Aless.o Scarlatti

Music format

Full score

Linked names

Redazione

copia (Roma, copia, 1690)

Physical description

Partitura (c.39-58v) ; 75x195 mm

Notes

Capolettera: C con decoro floreale blu; sullo sfondo motivo millefiori colorato con inchiostro oro, verde, blu e grigio; cornice blu e oro. La cantata ha una struttura abbastanza singolare perché non presenta recitativi, ma solamente una successione di arie apparentemente scollegate fra di loro. È questa una caratteristica "arcaica" presente fra quelle composte da Alessandro Scarlatti, almeno a livello strutturale giacché tale espediente era ampiamente diffuso durante la metà del Seicento. In più presenta un’aria-refrain che ritorna ben tre volte. Questo refrain si pone come una cerniera che apre e chiude la cantata e perciò si può parlare di una struttura definibile come “circolare”.

Uniform title

Scoring

Soprano e continuo

Bibliographic repertories

Bibliography

Hanley 1963: p. 197, n. 113

Analytical description

1.1: Largo(aria-refrain, re minore, 4/4)
Chi vedesse la ferita
2.1: (aria, re minore, 3/4)
Ogni cura è per me vana
3.1: Largo(aria, re minore, 3/2)
Che credete che spaventi
4.1: Largo(aria-refrain, re minore, 4/4)
Chi vedesse la ferita
5.1: (aria, re minore, 3/4)
In dar morti tanto atroci
6.1: (aria, re minore, 3/2)
Ma non sepper che la pena
7.1: Largo(aria-refrain, re minore, 4/4)
Chi vedesse la ferita

Poetical text transcription

Chi vedesse la ferita
Che trafigge l’alma mia,
Stimerebbe tirannia
D’allungarmi un dì la vita.

Ogni cura è per me vana
D’arte maga o medich’erba,
Ch’ove Amor fa piaga acerba
Sol di morte il ferro sana.

Che credete che spaventi
Un amante addolorato
Forse l’arco della morte?
Miglior sorte non può dargli
Amico fato.
Ch’ove han vita aspri tormenti
Sol da morte sperar si deve aita.

Chi vedesse la ferita
Che trafigge l’alma mia,
Stimerebbe tirannia
D’allungarmi un dì la vita.

In dar morti tanto atroci
Consumarsi in altra etade,
L’ingegnosa crudeltade
De tiranni più feroci.

Ma non sepper che la pena,
La qual tutte l’altre avanza,
À dar vita à un infelice
Cui non lice
Concepir già mai speranza
Che per lui si cangi scena
Se la tragedia sua non è finita.

Chi vedesse la ferita
Che trafigge l’alma mia,
Stimerebbe tirannia
D’allungarmi un dì la vita.

Web resources

Country

Italy

Language

Italian

Shelfmark

F-Pn - Paris - Bibliothèque Nationale de France
collection F-Pn
shelfmark Rés Vmf. MS-45.3

Record by Danoys Gonzalez Jimenez
Last modified: