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Poetical text transcription
Or che del Tebro a le festive arene
Il più giocondo Dio dispiega il volo,
Nel teatro ridente il nostro stuolo
Insegna lasso a lagrimar le scene.
I trionfi di Bacco a nostro danno
In pompa funeral conversi sono,
Mentre usurpando il suo pampineo trono
V’esercita gl’imperi Amor tiranno.
Mirate qui con che superbo orgoglio
in onta di Lico le vie calpesta?
Tutti di stragi i Sette Colli infesta,
E trasforma in armonie il Campidoglio.
Roma è fatta un sepolcro e se pur guati
Mille intorno ondeggiar schiere baccanti,
È miracol d’Amor, ch’ambisce i vanti
D’anco agitar cadaveri gelati.
Gode animar quei tronchi e ha per gioco
Vestirli ognor di peregrini aspetti
E invece di Lico gl’aridi petti
Più che di vino, inebriar di foco.
Noi per publico scempio in nodo avvinti
Per le latine vie nudo sospinge
E ne sferza e ne stratia e ne costringe
A invidiar la tomba anco agl’estinti.
A voi dunque si dee belle guerriere
Il rintuzzar, chi morte altrui minaccia,
Coi vostri crini il predator n’allaccia,
Co le vostre pupille il cieco fere.
Voi gli nudrite il fasto; il ciprio strale
Sol da’ vostri bei rai beve l’ardore,
Che dal germano Enea consorte amore
Sol con l’armi di Venere n’assale.
S’intimi dunque il volo a quell’infido
Con un balen d’imperioso ciglio
E si condanni in sempiterno esiglio
Quel temerario entro i confin di Gnido.
Poich’appena per voi sarà diviso
Da queste piagge il sagittario acceso,
Che con vastro trofeo sia tosto reso
Al Dio di Nasso il Regno, al mondo il riso.
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shelfmark 204.3.B.12.180
Record by Nadia Amendola